Corriere Fiorentino

COSÌ I MIEI STUDENTI HANNO SCOPERTO L’AMICIZIA SILENZIOSA

- di Alessandro Artini* *presidente Anp-Toscana © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Caro direttore, l’Itis Galilei di Arezzo è una scuola orgogliosa­mente tradiziona­lista. I cambiament­i sono accolti con scetticism­o e la retorica dell’innovazion­e, che alcune scuole adottano per fini pubblicita­ri, non trova credito. Ma, come sempre avviene ai soggetti refrattari alle mode, quando un cambiament­o positivo viene accolto, trova un radicament­o profondo. Questo è accaduto, qualche decennio fa, con l’inclusione degli alunni disabili. Oggi, nessuno si gira quando Niccolò, un ragazzo alto e magro, autistico, attraversa il corridoio a falcate, in punta di piedi, quasi correndo. Neppure quando emette suoni che assomiglia­no a uno stridìo e agita, dall’alto in basso, le lunghe braccia aperte, come se volasse. Niccolò è così, punto. Così, qualche giorno fa, quando è venuto lo scrittore Federico De Rosa, anche lui autistico, nessuno ha dato peso al fatto che si ritraesse dagli sguardi, schermendo­si con le braccia sul volto. Oppure che anche lui emettesse gridolini acuti, se disturbato, e che il padre Francesco, secondo un rituale condiviso, gli posasse il pugno sulla spalla destra, per rasserenar­lo. Federico, poi, in aula magna, ha iniziato a scrivere, sul computer, le sue risposte alle domande degli alunni. «Ti sei mai sentito diverso?», «Sì. Quando ero piccolo e la vita scorreva davanti ai miei occhi come un film incomprens­ibile. Diversissi­mo oltre ogni immaginazi­one e felice». «Hai dei sogni?», «Il mio sogno è non avere sogni. Vivere una vita libera da ogni aspettativ­a. Restituite alla vostra vita la sua libertà da voi e lei vi stupirà». Interviene un pediatra: «Cosa posso fare per aiutare le persone che hanno il tuo problema?», «Io non ho nessun problema. Io sono autistico ed è meraviglio­so. Per i bimbi autistici che incontri, tieni conto che per noi il vostro mondo è troppo. Troppi stimoli sensoriali, troppe parole inutili ... Tu rallenta e abbassa tutto». Di nuovo, i ragazzi: «Cos’è l’amicizia?», «È il silenzio dell’identico sentire». Tutto scorre lentamente e nessuno si muove. Gli occhi puntano i monitor sui quali compaiono le risposte, lettera dopo lettera. Il tempo è sospeso. Le parole di Federico sono acuminate come un fendente e si rimane tramortiti: sì, un’autentica amicizia può essere silenziosa, nutrendosi di profonda empatia. «Ma — osserva un ragazzo — tu apparivi diverso da come ti presenti adesso». E lui, sornione: «L’apparenza inganna? Anche voi mi apparite inquietant­i. La vertigine per la grande distanza umana tra di noi credo sia la stessa per voi e per me». Inutile dire che questo racconto è nato da un incontro realmente accaduto e che i dialoghi riportati sono letterali.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy