Corriere Fiorentino

«Di Maio e il mio caffè nel bar dei Provenzano»

Il toscano candidato sindaco silurato dai 5 Stelle: il caffè dai Provenzano? Loro non hanno colpe

- Ceccarelli

Il viaggio Toscana-Corleone resta di sola andata. Maurizio Pascucci, candidato dei Cinque Stelle nel Comune siciliano, non torna indietro: non rinnega la frase sulla necessità di dialogare con i parenti dei mafiosi che hanno preso le distanze dai loro famigliari, né la scelta di pubblicare su Facebook la foto in cui prende il caffè nel bar della nipote di Bernardo Provenzano. E comunque andrà il voto di oggi, non tornerà nella regione dove è cresciuto anche politicame­nte: assessore del Pci e dei Ds a Cecina, dirigente dell’Arci, portavoce di Libera. «La verità è che mezza Corleone è imparentat­a con mafiosi. La differenza fondamenta­le va fatta tra chi li ha rinnegati e chi non lo ha fatto. Perché dobbiamo mettere un marchio a vita sui primi?», dice Pascucci. È la notte di venerdì, manca poco all’inizio del silenzio elettorale, e Luigi Di Maio ha da poco detto che il candidato sindaco merita l’espulsione dal Movimento.

Pascucci, la critica più dura che le è arrivata è quella dei familiari delle vittime di via de’ Georgofili: «Rispetti i nostri morti».

«Ho letto. Forse il mio gesto andava spiegato meglio. E in ogni caso capirlo lontano da qui non è facile. Poi una volta che il tam tam mediatico è partito, è difficile fermarlo. Massimo rispetto per il lavoro di voi giornalist­i, però io non ho mai detto che bisogna aprire un dialogo con tutti i parenti dei boss. Ho detto che non è giusto far ricadere una colpa su una persona che ha ripudiato i parenti mafiosi».

Ma la foto nel bar dei Provenzano a due giorni dalle elezioni può sembrare un po’ un appello al voto.

«Non è assolutame­nte così. Ho concluso il comizio finale della mia campagna ripetendo che non vogliamo i voti dei mafiosi. Io non ho mai ammiccato ai boss: 14 anni fa mi sono trasferito qui per combatterl­i».

Conosce il figlio di Bernardo Provenzano?

«Di vista e basta. Non ci ho mai parlato».

Ora lei è solo. I Cinque Stelle l’hanno scaricata e persino l’Arci ha fatto un comunicato contro di lei.

«Veramente a me stanno arrivando tanti messaggi in cui mi dicono: vai avanti. Certo, è chiaro che Di Maio non gradisce più la mia presenza... Però poteva chiamarmi, invece di scendere dall’aereo e fare quel video».

Avevano ragione i suoi ex compagni toscani quando anni fa le dicevano che uno di sinistra come lei ha poco a che fare con i Cinque Stelle?

«Se per loro la soluzione è il Pd, auguri! Io resto di sinistra».

E che ne pensa del governo gialloverd­e?

«È un governo di novità e di cambiament­o. Sull’immigrazio­ne bisogna andare alla corte della Lega e questo è un problema. Io ci soffro dal primo giorno. Però quando stai in una famiglia devi saper assorbire anche cose che non ti piacciono. E se glielo dico io che vengo dal Pci, dove c’era chi non riconoscev­a i misfatti dei sovietici, ci può credere».

Se perderà le elezioni, tornerà in Toscana?

«No, qui c’è una comunità che mi vuole bene e c’è il mio lavoro. Vengo in Toscana ogni fine settimana, ma a Corleone posso fare politica in modo più spregiudic­ato. La Toscana è troppo immobile».

Mica tanto: la Lega è data al 30%...

«Perché in Toscana i flussi immigrator­i non sono stati gestiti bene».

Che intende dire?

«Non andavano fatti diventare un business. I toscani votano il Carroccio per protesta. Io a Cascina ho fatto la scuola del Pci: i cascinesi leghisti fino al midollo non ce li vedo»

❞ Pascucci Ho fatto l’assessore del Pci a Cecina, resto di sinistra Il governo Conte mi piace, anche se sull’immigrazio­ne siamo alla corte della Lega Ma d’altra parte in una famiglia bisogna saper assorbire ciò che non ti piace

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Maurizio Pascucci (a destra) con il nipote acquisito di Bernardo Provenzano

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