Encomio a chi ha denunciato i bulli Il preside: «Orgoglioso dei ragazzi»
Riconoscimento della Procura minorile «per il coraggio». Ma a scuola solo silenzi sul raid
«I ragazzi di questa scuola sono degli eroi. Siamo tutti orgogliosi di loro». Il preside della scuola media in cui giovedì scorso una baby gang ha fatto irruzione seminando il panico tra studenti e professori non vuole parlare dell’indagine che ha portato alla denuncia di tre bulli di 16, 15 e 11 anni ma con soddisfazione annuncia che «la prossima settimana il procuratore minorile di Firenze verrà nel nostro istituto per congratularsi personalmente e consegnare un riconoscimento alla scuola che senza alcun timore ha fatto venire allo scoperto questa storia».
Una storia fatta di paura, violenze e prevaricazioni, e che raggiunge il suo culmine mercoledì scorso quando il custode dell’istituto vede uscire tre ragazzi dai bagni del piano terra. Non li riconosce come alunni della scuola e pertanto li invita ad uscire subito. Ma questi lo minacciano: «Stai attento, torniamo con i coltelli e le pistole». Poi della loro prodezza ne fanno pure un video che pubblicano sui propri profili Instagram.
Della baby gang che semina il terrore in quel quartiere, però, nessuno vuole parlare. Negli istituti superiori frequentati dal sedicenne e dal quindicenne, gli studenti ieri si sono trincerati dietro un vago «mah, non ne so nulla», anche se prima di aprire bocca si guardano impauriti. E non appena sentono i nomi dei bulli fuggono via accampando scuse: «È tardi, ho il treno», «In questa vicenda non voglio entrarci», «Sta per piovere, devo andare a casa».
Dalle indagini della polizia sarebbe emerso che la baby gang avrebbe inviato messaggi sul telefono e sui social ai ragazzini che conoscevano per costringerli a tenere la bocca chiusa: «Se dici qualcosa ti ammazzo di botte»; «Attento che te la faccio pagare»; «Se finiamo nei casini ti ammazziamo», le minacce. I ragazzi però non si sono fatti intimorire e hanno raccontato tutto agli agenti, aiutando gli investigatori a identificare il terzetto. «Agli studenti dico: se avete o siete a conoscenza di un problema, parlatene. Perché il modo di risolverlo c’è sempre — continua il preside — Venerdì ho incontrato i ragazzi della scuola per complimentarmi con loro, per dirgli bravi. Ma è anche importante la collaborazione con le forze dell’ordine, con cui spesso organizziamo attività di prevenzione, ed educare i giovani alla legalità. Questo mix ha fatto sì che la giustizia non si trovasse di fronte a un muro di omertà e di gomma come accaduto purtroppo in altri casi simili in passato».