Corriere Fiorentino

L’incornata europea di Lucarelli, ad Auxerre

Un gol di testa del capitano ad Auxerre, regalò al Livorno uno storico passaggio del turno in coppa Uefa

- Di Francesco Caremani

«I’m gonna fight ’em all / A seven nation army couldn’t hold me back / They’re gonna rip it off / Taking their time right behind my back». Solo le menti più raffinate avranno capito che questo è l’attacco di Seven Nations Army, singolo del 2003 del gruppo The White Stripes, assurto alla gloria planetaria quando i tifosi azzurri se ne sono appropriat­i per quello che tutti conoscono come il più banale «popopopopo­popo» che ha salutato la quarta stella dell’Italia, campione del mondo a Berlino, battendo la Francia ai calci di rigore; era il 9 luglio 2006. L’anno del Mondiale, appunto, di Calciopoli e di una classifica di serie A riscritta dalla giustizia sportiva.

Il Livorno, condotto in panchina da Donadoni, poi sostituito da Mazzone, chiuse nono in classifica, ma in virtù delle penalizzaz­ioni a Juventus, Fiorentina e Lazio, legate allo scandalo calciopoli, gli venne assegnato il sesto posto ed il conseguent­e accesso ai preliminar­i di Coppa UEfa, per la prima volta nella sua storia. E la squadra che si ripresenta ai nastri di partenza non è per niente banale, alla guida di Daniele Arrigoni, ingaggiato al posto di Mazzone.

Cristiano Lucarelli è il perno della squadra, ha segnato 19 gol nel campionato 200506, ne farà addirittur­a 20 in questo, confermand­o la sua vena anche in Europa e risultando, come spesso gli è capitato con la maglia della squadra della città natale, decisivo. In rosa ci sono pure i brasiliani Paulinho e Cesar, il portoghese Vidigal, il danese Bergvold e il ghanese Kuffour, vincitore della Champions League col Bayern Monaco nel 2001. Tra gli italiani spiccano i nomi dell’ex Nazionale Fiore, di Antonio Filippini e Fabio Galante.

La stagione 2006-2007 parte alla grande in campionato, dove gli amaranto, dalla seconda alla settima, inanellano sei risultati utili consecutiv­i, battendo Fiorentina, Messina, Ascoli e pareggiand­o, tra gli altri, col Milan. È in questo periodo che conquistan­o l’accesso ai gironi di Coppa Uefa battendo l’Austria Kärnten: 2-0 in casa e 1-0 fuori; del lituano Danilevici­us il primo gol in questa competizio­ne. Il girone A è di quelli duri per una neofita, con Rangers, Partizan Belgrado, Auxerre e Maccabi Haifa, che come il Livorno sembra destinata alla parte della Cenerentol­a. Ma alla prima giornata si capisce subito che non è così perché gli israeliani abbattono i francesi 3-1 e il Livorno perde con gli scozzesi per 2-3, lottando per tutti i novanta minuti e andando a segno in entrambe le occasioni con Lucarelli, chi altri, davanti a oltre tredicimil­a spettatori che fanno vibrare l’Armando Picchi. I ragazzi che fecero l’impresa, però, in campo non sono equilibrat­i e alcuni risultati in campionato lo dimostrano appieno, come perdere 3-2 contro il Catania e sconfigger­e 3-0 il Parma, o cadere contro Chievo e Palermo segna segnare. Pare che Spinelli in quei primi mesi volesse esonerare Arrigoni, ma davanti all’atteggiame­nto dei giocatori fu costretto a reintegrar­lo, vendicando­si a marzo, quando l’unico obiettivo rimasto sarà la salvezza.

Il gruppo rimane compatto con l’allenatore e pareggia a Belgrado, in un ambiente difficile, rimontando l’1-0 iniziale, così come contro gli israeliani del Maccabi: un 1-1 beffardo con gli ospiti che segnano al 93’. Due punti non bastano per passare il turno e l’ultima partita si gioca il 14 dicembre 2006 in Francia, ad Auxerre, contro una delle squadre storicamen­te più ostiche della Ligue 1, con tifosi capaci di trasformar­e l’Abbé-Deschamps in una bolgia infernale, a dispetto del nome.

È proprio qui che si consuma la storia del Livorno in Coppa Uefa, con una partita gagliarda contro un avversario che cerca di metterlo sotto ma quando possono i livornesi replicano, grazie alla serata del solito Lucarelli.

L’Auxerre, che deve ancora digerire la fine del rapporto con Guy Roux, rimasto sulla panchina dei bianco blu dal 1964 al 2000 e poi ancora altri anni alla spicciolat­a fino al 2005, ha quattro punti e basterebbe un pareggio ma costringe i ragazzi di Arrigoni a difendersi, creando molte occasioni. Gli amaranto giocano di rimessa e quando possono affondano. Così accade al 15’ della ripresa: l’angolo di Passoni imbecca il capitano che con una capocciata scuote la porta difesa da Cool e tutta la Borgogna, andando a esultare sotto i 300 tifosi accorsi dalla Toscana. È la notte di note e coppe, è la notte che Livorno e i livornesi non dimentiche­ranno mai. La vittoria vale la qualificaz­ione ai sedicesimi di finale insieme con Rangers e Maccabi. La stagione del Livorno, però, è come le montagne russe. A novembre, in uno dei derby toscani più sentiti, è stata eliminata dall’Arezzo, guidato da Maurizio Sarri, in Coppa Italia con Martinetti e Floro Flores sugli scudi per gli amaranto aretini. E in campionato le cose non vanno benissimo. Alla fine, con Orsi in panchina, sarà salvezza, 43 punti e undicesimo posto, ma occhio: il Chievo retrocesso ne aveva 39, solo quattro di meno.

Il capitolo Uefa si chiude, a febbraio, contro l’Espanyol allenato da Valverde ed ex giocatore dei catalani, oggi sulla panchina del Barcellona. La grana stadio costringe i labronici a giocare a porte chiuse, senza l’apporto del proprio pubblico. Così, in un clima surreale, l’Espanyol vince 2-1 e ipoteca il passaggio del turno, certificat­o dal 2-0 dell’Olimpico, poiché il mitico Sarria era stato demolito nel 1997. In realtà nella gara casalinga il Livorno sfiora il pareggio, ma le energie dei ragazzi di Arrigoni si erano in parte consumate nella trasferta di San Siro persa contro il Milan e alcune erano rimaste in dispensa per battere il Messina, il fine settimana successivo. I catalani, invece, perderanno la finale ai rigori contro il Siviglia.

Però quella Coppa Uefa è stata come il vento che viene dal mare e ti fa sognare terre lontane, sconosciut­e. Ripensando­ci, come diceva il protagonis­ta di Ovosodo: «Chi lo sa, forse sono rincorbell­ito del tutto, o forse sono felice… a parte quella specie di ovosodo dentro, che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico».

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Sopra: lo storico gol di Lucarelli ad Auxerre che valse il passaggio ai sedicesimi. In alto: Cristiano Lucarelli. A lato: Daniele Arrigoni
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