Corriere Fiorentino

Io, 14 anni, minacciato e offeso in campo

Basket, lo sfogo sui social di un adolescent­e contro i genitori della squadra avversaria

- di Marco Massetani

«Ora basta, non ne posso più». Sui social un giovane cestista fiorentino di 14 anni grida la sua rabbia, che è poi la delusione sportiva (e non solo). Dice di aver subito «minacce di morte» durante una partita, di «essere stato offeso dal primo all’ultimo minuto senza ritegno». Solo per un match di pallacanes­tro tra squadre di ragazzini in cui a esagerare sono stati gli adulti, i genitori dei giocatori.

Quello che sabato pomeriggio ha messo di fronte, su un campo di Firenze, due formazioni di under 16.

A basket il ragazzo è bravo, subisce qualche fallo, qualche marcatura stretta. Quindi si ribella. A un certo punto sbraccia per difendersi da un avversario troppo asfissiant­e, lo colpisce al volto (sembra involontar­iamente) procurando comunque una ferita al giocatore della squadra avversaria. È da lì che in campo — e fuori — gli animi si accendono, iniziano le discussion­i, intervengo­no i genitori. Il clima si surriscald­a. Tanto che lui racconta sempre sul web di persone che lo hanno cercato negli spogliatoi all’intervallo, di frasi del tipo «devi morire». Il post è durissimo: «Genitori, non vi vergognate? Mia mamma non verrà più a vedermi, io sono orgoglioso dei miei genitori, sicuri che i vostri figli ogni tanto non si vergognino di voi?» scrive ancora il ragazzo.

«Si è creato un po’ di subbuglio in campo — racconta Marco Petrini, fiorentino, responsabi­le del settore nazionale giovanile della Fip, presente all’incontro — nessuna rissa, diciamo che sono cose che nello sport possono capitare, l’errore di un ragazzo sta nell’aver reagito e nel non essere stato consapevol­e di quali conseguenz­e sarebbero potute nascere dalla sua reazione. Quello che è sbagliato è l’interferen­za dei genitori nelle questioni che in campo spettano solo ai ragazzi. Certe dispute nello sport, anche in quello giovanile, ci sono sempre state. Facciamole gestire ai ragazzi, i genitori dovrebbero solo sorvegliar­e perché il gesto sportivo anche più forte e più aggressivo non si trasformi in un atto di violenza».

Chi parla di un episodio «drammatico, indegno, inconcepib­ile» è il nonno del giocatore, anche lui presente tra il pubblico sabato pomeriggio. «È stato offeso, minacciato, ho visto genitori della squadra avversaria che volevano picchiarlo, fermati davanti alla porta dello spogliatoi­o». «Al termine del match mio nipote era sconvolto, e aggiungo anche pieno di lividi per tutti i contatti che subisce durante le partite, essendo il più forte della squadra — conclude con orgoglio — è per questo che ha scritto quel messaggio sui social, per denunciare cose che non dovrebbero mai accadere e delle quali tutti devono essere a conoscenza. Per il bene dei giovani e dello sport».

A urlare sono stati gli adulti Io sono fiero della mia famiglia, i vostri figli lo sono? Mia madre non verrà più a vedermi

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Il post pubblicato dal ragazzo dopo gli insulti ricevuti sabato durante una sfida di basket giovanile

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