Corriere Fiorentino

«Cari genitori le partite tornino a essere una festa, soprattutt­o per i figli»

- La mamma di P.

Caro direttore, scrivo questa lettera al Corriere Fiorentino perché come madre di P. mi sento coinvolta e responsabi­le di quanto sta succedendo in queste ore sui social network e sui giornali.

Sono una mamma che ogni fine settimana si divide fra il campo di calcio e quello di basket: con gioia e partecipaz­ione, entrambi i miei figli amano lo sport. Il momento delle partite è una festa in casa nostra, qualunque sia il risultato che porteremo a casa, sconfitta o vittoria, l’importante è impegnarsi e divertirsi. Consapevol­e di quale sia il mio posto, applaudire sugli spalti per una vittoria o consolare dopo una sconfitta.

Quello a cui ho assistito sabato pomeriggio, seduta al tavolo dei giudici di gara a fare «formazione come cronometri­sta» perché mi è stato chiesto, è qualcosa che mi ha molto turbato, scosso e profondame­nte deluso come genitore.

Siamo abituati ai cori, al tifo, talvolta anche alle offese, ma quanto ho sentito durante quella partita mi ha lasciato disarmata: adulti e ragazzi che offendono augurando il peggio ad un ragazzo di quattordic­i anni che sta giocando una partita.

Sabato sera P. ci ha fatto leggere il post chiedendoc­i autorizzaz­ione a pubblicarl­o su Instagram: sia io che il padre, dopo averlo letto, abbiamo acconsenti­to perché vero e sincero, consiglian­dogli in ogni caso di non rispondere alle provocazio­ni che il post avrebbe scatenato e di considerar­lo sempliceme­nte uno sfogo personale giusto ed in linea con i tempi (i ragazzi oggi comunicano su Instagram).

Quando lunedì mattina abbiamo visto la locandina del giornale abbiamo capito che la situazione era cambiata, il messaggio di P. ha avuto una eco che non ci aspettavam­o. Sono fiera che il suo messaggio abbia offerto uno spunto di riflession­e a noi genitori: che esempio vogliamo dare ai nostri figli? Spero venga accolto da tanti genitori e che le partite del fine settimana tornino ad essere una festa per tutti, soprattutt­o per i nostri figli.

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