«Governo e integrazione, il prezzo di una rinuncia»
Caro direttore, vorrei condividere con lei e con i suoi lettori una questione, un problema che ha a che fare di sicuro con il tema dei diritti umani, ma ancor prima con la capacità di essere una comunità rispettosa degli altri e capace di relazionarsi con essi.
Anche e soprattutto quando sono in condizioni di debolezza e di difficoltà. Non si tratta di «buonismo», di sottovalutazione dei problemi che il fenomeno dell’immigrazione pure pone, né tantomeno di ignorare la necessità del rispetto delle regole, si tratta di continuare ad essere un Paese civile, che ha posto la solidarietà tra i valori fondanti della propria convivenza. In questi giorni, in queste settimane e in questi mesi siamo stati tutti quanti narcotizzati dal dibattito politico (certo doveroso e importante) su spread e letterine, mentre scarsa è stata l’attenzione per approfondire i contenuti reali e le conseguenze concrete dello sbandierato decreto sicurezza (n.113 del 4 ottobre 2018), che in questa settimana è stato sottoposto all’esame del Senato e della Camera per la sua conversione in legge. Quel decreto mette seriamente a rischio i principi dell’accoglienza, dell’integrazione e della sicurezza all’interno di un sistema di diritti e doveri nel rispetto della nostra Costituzione. L’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e la riduzione dei fondi e degli accessi agli Sprar tra l’altro non rende giustizia ai percorsi di inclusione intrapresi nella nostra città e nei Comuni limitrofi da tantissime associazioni del volontariato, come quella dei pensionati Cisl, l’Anteas, che ha messo in piedi progetti a Borgo San Lorenzo, Pelago e Pontassieve, o come la collaborazione che la Cisl ha avviato con Oxfam per l’alfabetizzazione dei migranti al mondo del lavoro italiano e alle sue regole e diritti. Quello che è stato approvato in Parlamento è un mix esplosivo che rischia di consegnare ora queste persone ad uno stato di illegalità. E sappiamo, con l’esperienza di chi si batte ogni giorno contro questi fenomeni, che i migranti irregolari sono facile preda di criminalità, caporalato e lavoro nero, anche nei campi e nei laboratori toscani. Vedremo così vanificare il lavoro svolto finora per la gestione del fenomeno? Che alternativa avranno queste persone? Senza documenti, senza opportunità di integrazione, senza strumenti per comunicare, saranno e sono persone estremamente vulnerabili, esposte ai rischi di chi non ha diritti (e dunque neppure niente da perdere), messi fuori dalla società. Questo decreto e la sua probabile conversione in legge, provocherà problemi di marginalità sociale; basti pensare che nella sola Firenze sono un centinaio i migranti che rischiano di restare per strada e diventare illegali. In una città che ha una storia così ricca di impegno nel costruire il bene comune, sarebbe davvero, questo sì, un rinnegare la nostra identità e tradire le nostre radici.
❞ Pericoli Chi viene messo fuori dalla società non ha più diritti e dunque neppure niente da perdere
❞ Illegalità Anche in Toscana i migranti irregolari sono facile preda di caporalato e criminalità