Corriere Fiorentino

Fredy Pacini in lacrime non risponde al magistrato

Il commercian­te indagato per eccesso di legittima difesa si avvale della facoltà di non rispondere

- Mollica

Il capannone di Fredy ieri non ha aperto. «Chiuso per lutto», si leggeva nel cartello affisso al cancello. E per Fredy Pacini, 57 anni, che giovedì ha perso anche il suocero, ieri è stata sicurament­e la giornata più difficile. All’appuntamen­to in Procura si è presentato ieri pomeriggio alle 16. «Sono tranquillo, sono in pace con la mia coscienza» ha ripetuto come un mantra in questi due giorni a tutti quelli che andavano a stringergl­i la mano per non farlo sentire solo. Ma ieri, una volta arrivato davanti al pm Andrea Claudiani, è crollato. È scoppiato in un pianto a dirotto, come se all’improvviso avesse realizzato di aver ucciso un uomo.

Tutti credevano che Fredy avrebbe ricostruit­o nei dettagli quello che è accaduto mercoledì notte nella sua ditta, quando ha sparato uccidendo uno dei due malviventi armati di piccone e cacciavite che avevano sfondato un vetro per entrare a rubare nel suo capannone. Ma non è andata così. Accompagna­to dagli avvocati Alessandra Cheli e Giacomo Chiuchini, a sorpresa, Fredy ha deciso di non rispondere alle domande del pm in attesa dei risultati dell’autopsia che arriverann­o tra due mesi. Gli esami sul corpo del moldavo ucciso non hanno risposto a tutte le domande che la difesa si aspettava e quindi è stato inevitabil­e av- valersi della facoltà di non rispondere. «Le traiettori­e sono ancora indefinite», hanno spiegato gli avvocati uscendo dalla Procura.

L’autopsia, iniziata in mattinata e conclusasi nel pomeriggio, ha confermato che Mircea è morto per uno choc emorragico mentre tentava di scappare dopo gli spari. Due i proiettili che hanno colpito l’uomo: uno vicino a un ginocchio, l’altro più in alto, all’altezza del bacino (dove non c’era il foro di uscita). Questo secondo sparo ha leso l’arteria femorale, provocando l’emorragia interna.

Pacini aveva dichiarato di avere esploso nel buio cinque colpi di pistola con la sua Glock semiautoma­tica. I carabinier­i nel piazzale avevano ritrovato soltanto quattro proiettili. I consulenti della Procura dovranno adesso rispondere a tutta una serie di domande che saranno fondamenta­li per capire che direzione prenderà l’inchiesta che al momento ipotizza l’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa. Si dovrà capire la posizione in cui era Pacini al momento in cui ha sparato — lui avrebbe detto che si trovava di sopra nel soppalco dove dormiva — in che posizione si trovavano i due ladri che avevano sfondato con un piccone il vetro al pian terreno. Non è escluso che la Procura guidata da Roberto Rossi disponga anche una consulenza balistica.

«È molto provato — hanno spiegato gli avvocati all’uscita della Procura mentre Fredy lasciava il palazzo della Procura da un’uscita secondaria per evitare le telecamere e i giornalist­i — adesso ha bisogno di tranquilli­tà. Parlerà con il magistrato solo quando avremo i risultati dell’autopsia». Fredy adesso ha lasciato il soppalco dove ha vissuto tutte le notti da prigionier­o in questi quattro anni per paura dei furti ed è tornato a dormire a casa. La settimana prossima il pm, insieme ai carabinier­i e agli avvocati di Pacini, andrà a fare un nuovo sopralluog­o nel capannone di Monte San Savino. Poi comincerà la lunga attesa.

L’autopsia

Il ladro è stato colpito da due proiettili Uno choc emorragico la causa della morte

La dinamica

Non è ancora chiara la posizione di Pacini al momento degli spari E quella dei banditi

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Fredy Pacini nel suo ufficio Sopra, il suo capannone, con il cartello comparso ieri «Chiuso per lutto»
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