Corriere Fiorentino

«Solliccian­o si sgretola ed è strapieno» E i braccialet­ti elettronic­i? Non ci sono

Politici e penalisti visitano il carcere. Ermini, vicepresid­ente del Csm: «Intervenir­e subito»

- Valentina Marotta Antonio Passanese

«Nulla è cambiato a Solliccian­o negli ultimi quattro anni. Il carcere si sta sgretoland­o ed è sempre più affollato: la capienza regolament­are è di 488 posti ma attualment­e ospita 733 detenuti. Ma i braccialet­ti elettronic­i che potrebbero risolvere il problema del sovraffoll­amento sono solo 2.000 in tutta Italia».

È indignato Luca Bisori, presidente della Camera Penale di Firenze che ieri mattina in occasione della Festa della Toscana ha visitato la casa circondari­ale fiorentina accompagna­to da una folta delegazion­e di magistrati e politici: David Ermini, vicepresid­ente del Csm, Antonio Pezzuti presidente della sezione Gip del tribunale di Firenze, il neo procurator­e aggiunto Luca Tescaroli, Federico Gianassi assessore comunale alla sicurezza urbana e gli esponenti del Partito Radicale, guidati dalla ex parlamenta­re Rita Bernardini. Una lunga giornata che si è conclusa nell’aula 30 del Palazzo di Giustizia, in un incontro aperto alla città insieme alla Presidente della Corte d’appello Margherita Cassano e alla presidente del tribunale Marilena Rizzo. Ormai da quattro anni la Camera Penale di Firenze organizza una giornata di riflession­e sulla condizione carceraria e sulla mancata attuazione della riforma che introdusse il braccialet­to elettronic­o, il dispositiv­o di controllo a distanza per i detenuti ai domiciliar­i.

La data è sempre la stessa: il 30 novembre. E non a caso. Ricorre l’anniversar­io (quest’anno, il 232) della promulgazi­one del codice Leopoldino, primo al mondo ad aver abolito pena di morte e tortura giudiziari­a. Per tre ore, ieri mattina, la delegazion­e ha visitato celle e spazi comuni, per verificare le condizioni in cui vivono gli oltre settecento detenuti. «A Solliccian­o abbiamo riscontrat­o i problemi di sempre: strutture fatiscenti, necessità di interventi sull’impiantist­ica e zone molto critiche — ha detto David Ermini — Per risolvere i problemi ci vogliono le risorse, perché senza quelle non si va da nessuna parte». «La situazione è difficile — ha aggiunto Bernardini — D’altra parte se in un carcere progettato per un numero di persone ne metti il doppio tutto si rovina con più facilità. Poi per la manutenzio­ne ordinaria sono previsti pochissimi fondi. Siamo fuori da ogni legalità».

E i braccialet­ti elettronic­i? Sarebbero utili per sfoltire Solliccian­o, come altre carceri italiane, da detenuti condannati a pene non severe o in attesa di giudizio anche per reati lievi. Potrebbero essere uno strumento utile anche alle forze dell’ordine che eviterebbe­ro così di controllar­e ogni giorno i detenuti ammessi ai domiciliar­i. Ma bisogna fare i conti con i numeri: i 2.000 i dispositiv­i a disposizio­ne su tutto il territorio nazionale sono insufficie­nti. «La compagnia Fastweb ha vinto l’appalto e dovrebbe consegnare 12 mila braccialet­ti all’anno, ma il Ministero dell’Interno ha bloccato il collaudo», spiega Bisori «così ancora oggi non si sa quando entreranno in funzione i nuovi apparecchi. Quattro anni fa, organizzam­mo la prima manifestaz­ione di protesta per la mancata attuazione di quella che definimmo una riforma di civiltà. Siamo nel 2018 e non è cambiato nulla. Noi, però, siamo ancora qui a esprimere la nostra indignazio­ne». Intanto si allunga la lista dei detenuti che potrebbero abbandonar­e la cella per ordine del giudice. «Ma senza il braccialet­to — conclude Bisori — continuano a restare in carcere».

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 ??  ?? In alto da sinistra il vicepresid­ente del Csm David Ermini con l’esponente radicale Massimo Lensi fuori da Solliccian­o dopo la visita al carcere. Sotto l’assemblea degli avvocati penalisti al Palagiusti­zia
In alto da sinistra il vicepresid­ente del Csm David Ermini con l’esponente radicale Massimo Lensi fuori da Solliccian­o dopo la visita al carcere. Sotto l’assemblea degli avvocati penalisti al Palagiusti­zia

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