IL NEMICO DEGLI ANZIANI È LA SOLITUDINE, ANCHE NEGLI OSPEDALI
Parlando con loro, si capisce che per i pazienti anziani è prioritario il mantenimento della propria indipendenza rispetto, addirittura, al prolungamento della vita. Non sono pochi i pazienti che arrivano in ospedale per la frattura del femore dopo una caduta e che quindi devono essere sottoposti a un intervento chirurgico che restituisca loro una certa autonomia. Conservare l’autonomia è fondamentale per le persone che vivono sole e non hanno la minima intenzione di lasciare la propria casa. L’impatto che si ha nell’affacciarsi alla malattia varia certamente da individuo ad individuo a seconda della sua personalità e della situazione personale nei vari contesti in cui è inserito. Saper accettare e affrontare la malattia cronica corrisponde alla capacità umana di affrontare le avversità della vita, di esaminare se stesso, di porsi domande e rispondersi con sincerità.
È giusto mantenere e controllare l’emozione della diagnosi anche se, poi, è necessario condividerla con chi ci sta vicino, ma è anche giusto mantenere la capacità di comprendere e far fronte ai problemi e alle ricadute che sono tipiche della malattia cronica cercando di ridurne l’impatto sulla vita di tutti i giorni senza sottostimare la realtà. Scoprire di avere una malattia cronica è un momento particolarmente critico perché si entra in contatto con la propria vulnerabilità.
Un paziente, all’inizio, è portato a pensare in maniera ottimistica. “Ho una valvola del cuore malata, la sostituisco e tutto tornerà come prima”. Purtroppo non è proprio così. L’intervento di riparazione o
Una parola in più
Il tempo è prezioso e le risorse scarse. Ma negli anziani la fretta può farlo sentire ancor più solo
sostituzione della valvola serve per stare meglio, per risolvere un problema che potrebbe evolvere drammaticamente, ma il cuore operato rimane una macchina riparata che ha bisogno di controlli e di terapie per lungo tempo. Questo ci porta a riflessioni successive all’intervento chirurgico, riflessioni sul momento e riflessioni sul futuro.
Il medico che si prende cura di un malato di questo tipo, cronico cardiologico, deve avere grande capacità di ascolto e comprensione dei sintomi. Il percorso è lastricato di insidie. I medici non sono formati per comprendere le paure e le emozioni dei loro pazienti e nemmeno per esercitare la necessaria capacità di conforto e di rassicurazione. Prendersi cura di un malato cronico richiede capacità di ascolto, comprensione e capacità di cogliere non solo i sintomi ma anche lo stato d’animo del paziente al fine di confortare la persona in una condizione che modifica la sua vita, le sue aspettative per il futuro.
Il tempo è prezioso e le risorse scarse. Questo comporta una modalità di misurazione dell’efficienza e dell’efficacia di un sistema solo numerica e riassunta in percentuali, senza considerare che, da parte del medico, ridurre il tempo da dedicare alle persone, soprattutto agli anziani, può far precipitare un paziente affetto da una patologia cronica in una disperata solitudine.