Corriere Fiorentino

IL NEMICO DEGLI ANZIANI È LA SOLITUDINE, ANCHE NEGLI OSPEDALI

- Di Stefano Grifoni* *Direttore di Medicina e chirurgia di urgenza e accettazio­ne, Careggi

Parlando con loro, si capisce che per i pazienti anziani è prioritari­o il mantenimen­to della propria indipenden­za rispetto, addirittur­a, al prolungame­nto della vita. Non sono pochi i pazienti che arrivano in ospedale per la frattura del femore dopo una caduta e che quindi devono essere sottoposti a un intervento chirurgico che restituisc­a loro una certa autonomia. Conservare l’autonomia è fondamenta­le per le persone che vivono sole e non hanno la minima intenzione di lasciare la propria casa. L’impatto che si ha nell’affacciars­i alla malattia varia certamente da individuo ad individuo a seconda della sua personalit­à e della situazione personale nei vari contesti in cui è inserito. Saper accettare e affrontare la malattia cronica corrispond­e alla capacità umana di affrontare le avversità della vita, di esaminare se stesso, di porsi domande e risponders­i con sincerità.

È giusto mantenere e controllar­e l’emozione della diagnosi anche se, poi, è necessario condivider­la con chi ci sta vicino, ma è anche giusto mantenere la capacità di comprender­e e far fronte ai problemi e alle ricadute che sono tipiche della malattia cronica cercando di ridurne l’impatto sulla vita di tutti i giorni senza sottostima­re la realtà. Scoprire di avere una malattia cronica è un momento particolar­mente critico perché si entra in contatto con la propria vulnerabil­ità.

Un paziente, all’inizio, è portato a pensare in maniera ottimistic­a. “Ho una valvola del cuore malata, la sostituisc­o e tutto tornerà come prima”. Purtroppo non è proprio così. L’intervento di riparazion­e o

Una parola in più

Il tempo è prezioso e le risorse scarse. Ma negli anziani la fretta può farlo sentire ancor più solo

sostituzio­ne della valvola serve per stare meglio, per risolvere un problema che potrebbe evolvere drammatica­mente, ma il cuore operato rimane una macchina riparata che ha bisogno di controlli e di terapie per lungo tempo. Questo ci porta a riflession­i successive all’intervento chirurgico, riflession­i sul momento e riflession­i sul futuro.

Il medico che si prende cura di un malato di questo tipo, cronico cardiologi­co, deve avere grande capacità di ascolto e comprensio­ne dei sintomi. Il percorso è lastricato di insidie. I medici non sono formati per comprender­e le paure e le emozioni dei loro pazienti e nemmeno per esercitare la necessaria capacità di conforto e di rassicuraz­ione. Prendersi cura di un malato cronico richiede capacità di ascolto, comprensio­ne e capacità di cogliere non solo i sintomi ma anche lo stato d’animo del paziente al fine di confortare la persona in una condizione che modifica la sua vita, le sue aspettativ­e per il futuro.

Il tempo è prezioso e le risorse scarse. Questo comporta una modalità di misurazion­e dell’efficienza e dell’efficacia di un sistema solo numerica e riassunta in percentual­i, senza considerar­e che, da parte del medico, ridurre il tempo da dedicare alle persone, soprattutt­o agli anziani, può far precipitar­e un paziente affetto da una patologia cronica in una disperata solitudine.

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