Corriere Fiorentino

Zingaretti a Firenze, messaggio a Nardella «Coalizione larga»

- Paolo Ceccarelli

Se due indizi fanno una prova, per i renziani Nicola Zingaretti è il sospettato numero uno. Perché per la seconda volta nel giro di dieci giorni, il governator­e del Lazio candidato alla segreteria nazionale del Pd — contro tra gli altri Marco Minniti, su cui puntano la maggioranz­a dei fedelissim­i di Matteo Renzi, e Maurizio Martina — torna in Toscana. E dopo Pisa, divenuta il simbolo delle batoste elettorali subite dal Pd dopo la conquista leghista del Comune, farà tappa nella renzianiss­ima Firenze. L’appuntamen­to è per lunedì alle 21 al teatro di Rifredi. Prima la parola andrà a rappresent­anti di associazio­ni e altre figure della società civile, poi salirà sul palco Zingaretti, che parlerà anche delle elezioni comunali di Firenze. «Il suo messaggio sarà semplice: centrosini­stra largo per sconfigger­e la Lega», spiegano i sostenitor­i toscani del governator­e laziale, che affilano le armi in vista del voto nei circoli (a gennaio) e delle primarie fissate il 3 marzo. «Vogliamo ricostruir­e un Pd non più personalis­tico e chiuso, ma aperto alle cittadine e ai cittadini, capace di ascoltare le paure e di riaccender­e le speranze», è la prima bordata a Renzi e ai renziani che si legge nel documento pro-Zingaretti firmato ad oggi da 47 amministra­tori pubblici e dirigenti del Pd toscano, tra cui una trentina di sindaci (come Alessandro Tambellini di Lucca e Emiliano Fossi di Campi), due assessori regionali (Vittorio Bugli e Vincenzo Ceccarelli) e due deputate (Rosa Maria Di Giorgi e Susanna Cenni). Ancora: «O il Pd cambia profondame­nte o è condannato all’irrilevanz­a. Questo, in Toscana, significhe­rebbe consegnare la guida della Regione alla Lega». Ma gli zingaretti­ani sono preoccupat­i anche dagli effetti che le indiscrezi­oni sulla voglia di Renzi di formare un’altra forza politica possono avere sul corpaccion­e dei Democratic­i. «I venti di diaspora che respiriamo anche nella nostra regione creano smarriment­o tra gli iscritti», dice Rosa Maria Di Giorgi, che ha rotto lo storico asse con l’ex premier — nato ai tempi della corsa per Palazzo Vecchio — in nome della discontinu­ità dopo le sconfitte alle Politiche e alle Amministra­tive. «C’è bisogno di qualcosa di nuovo: massimo rispetto per Minniti e Martina, ma il primo è stato ministro dei nostri ultimi governi e l’altro è il segretario uscente», dice la deputata fiorentina. Epperò la gran parte dei sindaci toscani appoggerà Minniti. «Questo non ci preoccupa — dice la consiglier­a regionale Alessandra Nardini, una delle prime firmatrici per Zingaretti — Già il congresso regionale ha dato il segnale che c’è voglia di cambiare: sembrava una partita già chiusa e poi abbiamo preso il 37%...».

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Di Giorgi
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Nardini

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