Zingaretti a Firenze, messaggio a Nardella «Coalizione larga»
Se due indizi fanno una prova, per i renziani Nicola Zingaretti è il sospettato numero uno. Perché per la seconda volta nel giro di dieci giorni, il governatore del Lazio candidato alla segreteria nazionale del Pd — contro tra gli altri Marco Minniti, su cui puntano la maggioranza dei fedelissimi di Matteo Renzi, e Maurizio Martina — torna in Toscana. E dopo Pisa, divenuta il simbolo delle batoste elettorali subite dal Pd dopo la conquista leghista del Comune, farà tappa nella renzianissima Firenze. L’appuntamento è per lunedì alle 21 al teatro di Rifredi. Prima la parola andrà a rappresentanti di associazioni e altre figure della società civile, poi salirà sul palco Zingaretti, che parlerà anche delle elezioni comunali di Firenze. «Il suo messaggio sarà semplice: centrosinistra largo per sconfiggere la Lega», spiegano i sostenitori toscani del governatore laziale, che affilano le armi in vista del voto nei circoli (a gennaio) e delle primarie fissate il 3 marzo. «Vogliamo ricostruire un Pd non più personalistico e chiuso, ma aperto alle cittadine e ai cittadini, capace di ascoltare le paure e di riaccendere le speranze», è la prima bordata a Renzi e ai renziani che si legge nel documento pro-Zingaretti firmato ad oggi da 47 amministratori pubblici e dirigenti del Pd toscano, tra cui una trentina di sindaci (come Alessandro Tambellini di Lucca e Emiliano Fossi di Campi), due assessori regionali (Vittorio Bugli e Vincenzo Ceccarelli) e due deputate (Rosa Maria Di Giorgi e Susanna Cenni). Ancora: «O il Pd cambia profondamente o è condannato all’irrilevanza. Questo, in Toscana, significherebbe consegnare la guida della Regione alla Lega». Ma gli zingarettiani sono preoccupati anche dagli effetti che le indiscrezioni sulla voglia di Renzi di formare un’altra forza politica possono avere sul corpaccione dei Democratici. «I venti di diaspora che respiriamo anche nella nostra regione creano smarrimento tra gli iscritti», dice Rosa Maria Di Giorgi, che ha rotto lo storico asse con l’ex premier — nato ai tempi della corsa per Palazzo Vecchio — in nome della discontinuità dopo le sconfitte alle Politiche e alle Amministrative. «C’è bisogno di qualcosa di nuovo: massimo rispetto per Minniti e Martina, ma il primo è stato ministro dei nostri ultimi governi e l’altro è il segretario uscente», dice la deputata fiorentina. Epperò la gran parte dei sindaci toscani appoggerà Minniti. «Questo non ci preoccupa — dice la consigliera regionale Alessandra Nardini, una delle prime firmatrici per Zingaretti — Già il congresso regionale ha dato il segnale che c’è voglia di cambiare: sembrava una partita già chiusa e poi abbiamo preso il 37%...».