Manifesta superiorità
La Juventus non è in gran serata ma vince 0-3: per i viola ora è crisi E tornano i cori anti Della Valle
questa soluzione per tutta la settimana. Perché il brasiliano al Dall’Ara l’aveva convinto, perché Pjaca non era al meglio ma anche (e forse soprattutto) perché voleva aggiungere polpa in mezzo al campo. E così, insieme a Benassi e Veretout, riecco Edimilson. Avevano, quei tre, una missione complessa. Verdersela con Cuadrado, Bentancur e Matuidi, ma non solo. Pure Dybala infatti, sempre meno attaccante e sempre più regista a tutto campo, si aggirava spesso da quelle parti. Missione complessa, dicevamo. E infatti. È bastata una sgassata, ai bianconeri, per portarsi in vantaggio.
Bentanacur-Dybala-Bentancur. E tanti saluti al centrocampo infoltito. Perché la teoria conta, certo, così come l’organizzazione. Ma non basta. Servono qualità (e da questo punto di vista si sapeva che non ci sarebbe stata partita) e orgoglio. Doveva gettare il cuore oltre l’ostacolo, la Fiorentina. Affidarsi al cuore, alla cattiveria. E invece, niente. Ordinati, si, disciplinati, ok, ma ritmo lento e poco coraggio. Il modo migliore, per intendersi, per permettere alla Juve di essere se stessa. Una Signora che passeggia serena sul prato, padrona e che, alla prima occasione, colpisce. Si chiama cinismo, ed è un concetto totalmente sconosciuto alla Fiorentina. Basta pensare a Simeone. Un liscio, il suo, che è manifesto della buca nella quale si è infilato. Erano passati 4’ dal vantaggio bianconero e, chissà, poteva essere una svolta.
E la ripresa? Qualche (timido) sussulto in avvio, prima della resa. Incondizionata. Loro aspettano, e poi colpiscono. E così, ecco il raddoppio. Un calcio d’angolo, una respinta, una seconda palla che dovrebbe essere terreno di caccia per chi, la Fiorentina, ha meno qualità e, quindi, dovrebbe avere più fame. Non è andata esattamente così. Più forti, i bianconeri, anche in questo. E pure fortunati. Perché quel tiro di Chiellini, deviato da Lafont, prende un giro assurdo e finisce in porta. Forse, non è stata una questione di volontà. Semplicemente, Ronaldo e gli altri, son troppo forti. Anche solo per provare a spaventarli. E il 3-0 di Ronaldo (su rigore) è la sentenza definitiva su una partita che non c’è stata. Mai.
Il problema, adesso, è ripartire. Il clima, quello bello e frizzante d’inizio stagione, non c’è più. Anzi. Ieri (non succedeva dalla prima giornata) si son risentiti anche i cori contro Della Valle. Peggio di così non poteva andare.