Senza vittorie da mesi, attacco sotto accusa: il problema è (anche) psicologico Aspettando un’altra punta a gennaio
Senza vittoria da due mesi, l’attacco con numeri da zona retrocessione: il problema è (anche) psicologico Caccia alla ricetta per uscire dalla crisi, tra possibili cambi di modulo e l’arrivo a gennaio di un altro attaccante
È la sindrome più banale ma anche il problema più difficile da risolvere. Quella del gol perduto sta diventando un’ossessione per tutta la Fiorentina che ieri si è ritrovata al centro sportivo dopo la sconfitta con la Juve.
Il primo k.o. interno della stagione si porta dietro le stesse recriminazioni degli ultimi tempi, tutte legate a una mole di gioco che la squadra non finalizza. E se i social del club commentavano «sconfitti ma non domati», all’indomani dello 0-3 del Franchi al centro sportivo l’approccio è lo stesso, anche perché i numeri raccontano di una Fiorentina che ha comunque provato a fare la sua partita. Dodici tiri, di cui sette nella porta difesa da Szczesny, dai quali non è sortito nessun gol: più o meno quanto accaduto nei cinque pareggi precedenti al match con la Juve. Non solo, perché analizzando l’intero campionato si scopre che dei 209 tiri complessivamente effettuati più di un terzo è finito nello specchio delle porte avversarie, 80 per la precisione, con un totale di 55 conclusioni respinte, tre legni colpiti e altri 71 tentativi finiti fuori.
Insomma, la Fiorentina ci prova anche a vincere ma il problema si palesa nel momento clou: quando c’è da buttar la palla in fondo al sacco. I 18 gol fin qui realizzati restano un dato da bassa classifica, tanto che dietro ai viola ci sono solo matricole come Chievo, Frosinone, Udinese, Bologna, Cagliari, Spal, Parma ed Empoli. Un limite pagato caro anche con la capolista, facilitata nel suo compito da una vena realizzativa smarrita. Inevitabile che sul banco degli imputati sia finito soprattutto Simeone che non segna dal 19 settembre scorso. Anche contro i bianconeri l’argentino avrebbe potuto raddrizzare la sfida nel primo tempo ma sotto misura il Cholito non è riuscito nemmeno a colpire il pallone, ennesima conferma di una pressione psicologica che sta diventando insostenibile.
Quanto agli altri attaccanti non va meglio: Chiesa è fermo a due soli gol, Mirallas è ancora a quota zero e in particolare Pjaca, fino a oggi, rappresenta la peggior delusione del mercato estivo con un solo gol all’attivo. L’allenatore non è convinto nemmeno da quanto mostrato in allenamento dal giovane Vlahovic, e i 13 minuti di gioco fin qui concessi confermano una mancanza di alternative che solo il mercato di gennaio potrebbe colmare. Così, in attesa che la società individui la giusta chioccia da affiancare a Simeone per concedergli un po’ di riposo nei momenti più complicati, da qui alla fine dell’anno servirà psicanalizzare il gruppo e invertire il trend già dalla prossima gara di Reggio Emilia. Perché con sette gare senza vittorie (striscia che non si registrava dall’ultimo anno di Prandelli) la Fiorentina è scivolata nella parte destra della classifica con tutte le dirette concorrenti che ne hanno approfittato: dal Torino alla Sampdoria fino al Sassuolo che attende la sfida di domenica con due punti di vantaggio. Dopo la delusione di sabato, certificata dalle parole di Pioli («i ragazzi stanno di m...»), ora è tempo di reagire. «Qui non molla nessuno» ha scritto ieri Milenkovic sui social, gli ha fatto eco Biraghi: «Siamo noi i primi ad essere arrabbiati e siamo noi i primi ad essere consapevoli di dover migliorare».
La terapia di gruppo è appena cominciata, la via del gol va ritrovata il prima possibile.
I tweet dei giocatori Milenkovic: «Qui nessuno ha intenzione di mollare». Biraghi: «I primi a essere arrabbiati siamo noi Dobbiamo migliorare»