Corriere Fiorentino

Terapia di gruppo VALORI NON SANTINI

- Di Sandro Picchi

Tutto sbagliato, tutto da non rifare. Abbiamo corretto il vecchio slogan di Gino Bartali adattandol­o alla insopporta­bile scritta sui morti dell’Heysel e su Gaetano Scirea che è comparsa domenica vicino allo stadio Franchi. Tutto sbagliato, anche il cognome del giocatore juventino, in furia corretto: c’era scritto Shirea.

Non sappiamo se allo sdegno dei tanti tifosi fiorentini per una vicenda che ha infine prevalso sulla stessa partita, si debba unire la sconsolata consideraz­ione sulla risonanza negativa nei confronti dell’immagine di Firenze, almeno quella della Firenze del calcio, provocato da quella scritta.

Certo è che è stato stridente il contrasto tra gli insulti alla memoria del campione bianconero e il consueto ricordo di Davide Astori, al quale anche la Juve sabato ha reso omaggio. Astori è stato un simbolo di educazione, correttezz­a e umanità. Se non vogliamo farne un santino logoro, i tifosi viola, tutti, non hanno che da far vivere i suoi valori.

Non è giusto che il gesto peggiore prevalga sugli aspetti migliori, ma in un mondo in cui una sbrigativa maleducazi­one è la caratteris­tica dominante e in cui chi offende raccoglie i maggiori consensi, sarebbe sensaziona­le se gli stadi e il loro pubblico fossero al di sopra di ogni peccato. Certo, una volta, ai bei tempi dell’ironia, si esponevano striscioni con scritto «voi comaschi, noi con le femmine», come successe in riva al lago per un Como-Fiorentina, ma oggi i sorrisi e l’umorismo, la presa in giro e la battuta, l’ironia e lo scherzo, non trovano quasi più alloggio negli stadi. Anche se...

Anche se sabato sera a Firenze un ragazzino ha esposto un cartello in cui, sullo sfondo viola, si leggeva una scritta che ci ha riportato di colpo ai tempi migliori del tifo. Diceva il cartello: «Ronaldo mi regali un’ora di stipendio che ci vo’ avanti due mesi?». Da quel ragazzo che ci ha riportato un sorriso nasce allora una speranza, per ora esile ma confortevo­le.

Quella di un ritorno alla normalità, alla sana battuta di spirito, al sommerso ma forse ancora vivo modo di vivere il calcio. Dal popolo dei sognatori, al quale ormai non ci sembra di appartener­e più, è arrivato un suggerimen­to che osiamo proporre. Non si potrebbe fare un concorso per lo striscione più bello o sempliceme­nte più divertente? O è troppo chiedere in questo mondo dell’offesa perenne?

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