Dare una scossa con equilibrio La prova di Pioli
Con la squadra è come un padre: all’esterno difesa a oltranza, ma nello spogliatoio...
Per Stefano Pioli è il momento più difficile da quando siede sulla panchina viola. E se davanti alle telecamere difende i suoi a spada tratta, nello spogliatoio le cose sono diverse.
«La vita — diceva Einstein — è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio, devi muoverti». Per non cadere, sei costretto a pedalare. Sempre. Anche nella sofferenza. Stefano Pioli, che ama profondamente il ciclismo, lo sa. E non sarà una salita, seppur ripida, a fargli mettere il piede a terra. Anzi. Lì, sta il bello. Alzarsi sui pedali, guardare in faccia la fatica, superare la crisi e arrivare in cima.
Inutile girarci attorno: per l’allenatore della Fiorentina sono giorni difficili. I risultati non vengono, i problemi son sempre gli stessi, la classifica piange e, in città, da un paio di settimane si discute anche, se non soprattutto, di lui. Questione di scelte, di atteggiamenti, di gestione. In molti gli chiedono un sussulto. Dal punto di vista tattico, ma non solo. C’è chi gli imputa l’eccessivo aziendalismo in sede di mercato, chi lo vorrebbe vedere più rabbioso o chi, per spostarsi sul campo, gli imputa l’insistenza sul 43-3 e l’incapacità di cambiare le partite in corsa.
Da uomo capace di caricarsi sulle spalle il peso di una città intera dopo la scomparsa di Astori a imputato numero uno. In pochi mesi è cambiato tutto. È il calcio. E funziona così. Pioli ne è consapevole, e non si lascia spaventare. Certo, questo non significa che non si renda conto della situazione e che, quindi, non sia preoccupato. Eppure, in momenti come questo, non può permettersi di perdere l’equilibrio. Il suo compito è tenere la barra dritta, evitando che la squadra si lasci andare. A volte col bastone, altre con la carota. E qua veniamo ad una delle critiche che gli vengono mosse. Frasi come quella pronunciata a Bologna («ci manca la vittoria, ma siamo pur sempre imbattuti da cinque partite») non son piaciute ai tifosi che puntualmente, domenica sera, gliel’hanno rinfacciate. Occhio, però. Perché spesso, soprattutto nel calcio, le apparenze ingannano, e il Pioli che si mostra davanti alle telecamere non è lo stesso di quello che, al centro sportivo o negli spogliatoi del Franchi, si confronta con i suoi ragazzi. Al contrario. Sussurri raccontano di alzate di voce notevoli e di arrabbiature secche. Forti. «Quando non facciamo quello che ci chiede si inc...tantissimo», ha raccontato proprio al Corriere Fiorentino Vitor Hugo.
È esattamente il comportamento dei padri. All’esterno i figli si difendono poi, tra le mura di casa, se serve si «chiudono in uno stanzino» e si sgridano. Ecco. Il tecnico viola, in queste settimane, sta facendo questo. Non a caso, dopo Frosinone, si è (parecchio) innervosito per gli spifferi che avevano lasciato emergere il confronto avvenuto con la squadra. È stato, quello, uno dei momenti di massima tensione. Altro esempio. Chi ha potuto assistere agli allenamenti nella settimana che ha portato alla Juve assicura di aver visto un Pioli versione martello. «Li ha caricati a manetta», raccontano. Così come c’è chi giura che sabato, all’intervallo, il suo sia stato un discorso forte, deciso. Capace (e si è visto in avvio di secondo tempo) di scuotere il gruppo. Peccato che la reazione sia durata poco e che, soprattutto, non abbia portato a nulla.
E qua si innesca l’altra domanda: il mister ha intenzione di cambiare qualcosa o andrà avanti col 4-3-3 e con le scelta fatte fino ad oggi? Qualche pensiero, ora, lo sta facendo. Alla ricerca di una soluzione che possa rianimare un reparto, l’attacco, da elettrocardiogramma piatto. Non se l’aspettava, Pioli, una crisi del genere. Era e resta convinto di avere una squadra più forte dello scorso anno anche se, in vista di gennaio, crede e spera di (tanto per restare ai paralleli col ciclismo) ricevere una «spintarella». Un attaccante, di sicuro. Magari un centrocampista. Regali che si augura di trovare sotto l’albero e che, nel frattempo, farà di tutto per meritarsi. Come? Continuando a pedalare.
Faccia a faccia Anche nell’intervallo di sabato si era fatto sentire ma la reazione è durata troppo poco