Cronaca e non solo: le fotografie aeree nel volume di Sestini
Le più belle fotografie aeree di Massimo Sestini pubblicate nel volume «L’aria del tempo» «Ci ho messo dentro tre decenni di voli e di sfide. Non bisogna mai fermarsi davanti a un ostacolo»
«Niente è ciò che sembra»: il pattino che naviga nella mucillaggine appare come una motoslitta da neve, gli allievi marinai sulle alberature dell’Amerigo Vespucci a Livorno sembrano corvi appollaiati, l’Ilva di Taranto come un immenso microchip, la tempesta di fulmini sull’isola di Montecristo ricorda un’esplosione nucleare, la carcasse delle auto dopo la strage della Serenissima nel 2003 come un drago dormiente. «Niente è come sembra» ripete il fotoreporter fiorentino Massimo Sestini. E il suo libro L’aria del tempo, edito da Contrasto con le didascalie di Gianluca Tenti, è il manifesto di questo suo pensiero: «Racconta la difficoltà di vedere le cose in modo diverso da ciò che sembrano». Ogni fotografia ha un suo immaginario «doppio». Ci sono raccolti i momenti più significativi di trent’anni di fotogiornalismo ai massimi livelli internazionali. Tutti dal cielo, la cui prospettiva fa da trait d’union all’intero volume e alla mostra, curata dalla stessa editrice Alessandra Mauro, che venerdì alle 19 si apre negli spazi romani di WeGil alla presenza del governatore del Lazio Nicola Zingaretti.
«Ci ho messo dentro tre decenni di voli in aereo, elicottero, paracadute, sospeso da una fune — racconta il fotografo — Sia i grandi fatti di cronaca come le stragi di Falcone e Borsellino, sia alcuni momenti felici del nostro paese come il Ferragosto in Versilia con i ragazzi che si lanciano i gavettoni».
Molte foto sono zenitali, come quelle — divenute famose — della carcassa della Costa Concordia naufragata al Giglio e della nave di migranti rincorsa da Sestini per due anni e raggiunta a 25 chilometri dalle coste libiche, che vinse il World Press Photo 2015. «Abbiamo avuto nove giorni di mare forza sette e l’elicottero non poteva mai alzarsi in volo. La pazienza e la perseveranza sono armi fondamentali di questo mestiere. Come andare a pesca». Si ripete sempre: «Non bisogna mai fermarsi quando si incontra un ostacolo che sembra insormontabile. Perché non lo è. E infatti faccio mia una massima di Van Gogh: faccio sempre ciò che non sono capace di fare, per poter imparare come farlo». Ogni immagine «ha un punto di vista diverso da quello che aveva qualsiasi altro fotografo» spiega. La prima è anche l’ultima scattata in ordine cronologico: «Sono le Frecce Tricolori alla partenza della regata di Trieste. Mi avevano detto che era quasi impossibile sorvolarle — prosegue — E infatti sarebbe proibito ma... in qualche modo ce l’ho fatta, stando a una quota altissima dall’elicottero: 6 mila piedi,
Ci sono sia i grandi fatti di cronaca come le stragi di Falcone e Borsellino e la Concordia, sia i momenti felici come il Ferragosto in Versilia tra gavettoni
l’equivalente di 2 chilometri». Ci sono anche l’eruzione dell’Etna del 1992, il Vesuvio, Stromboli. A Sestini piacciono i vulcani. «Stavo per scappare quando ho iniziato a veder i lapilli sulla cinema dell’Etna — ricorda — ma poi ho detto... quando mi ricapita?».. Le foto non hanno un ordine cronologico o tematico ma squisitamente grafico e cromatico. E la Toscana ha un posto d’onore: le spiagge bianche di Rosignano in copertina, i tetti del centro storico di Firenze, la Concordia, il surfista che cade sulle onde in Versilia, l’unico ombrellone aperto nell’inverno di Tirrenia, Montecristo, i canottieri in Arno, l’Amerigo Vespucci che naviga alla luce della luna, la piscina a Cecina, il pilota di elicottero di notte sul centro di Firenze».