«Ragazzi, è leader chi denuncia i bulli»
Campo di Marte, il procuratore tra gli studenti che si sono ribellati alla baby gang
Promessa mantenuta. Il procuratore dei minori Antonio Sangermano è andato tra gli studenti della scuola media di Campo di Marte dove a novembre fece irruzione una baby gang che da tempo terrorizzava i ragazzi e il quartiere. Nonostante le minacce gli studenti hanno denunciato e ieri il magistrato che ha tenuto una lezione di educazione civica li ha ringraziati: «Chi denuncia è un leader, l’omertà è mafia».
Uno studente di terza media, al termine dell’incontro con il procuratore dei minori Antonio Sangermano, si alza in piedi e chiede un applauso per i suoi compagni di classe «che hanno avuto il coraggio di denunciare la baby gang» che taglieggiava i più piccoli mostrando loro un coltello e che alcune settimane fa si è introdotta in una scuola di Campo di Marte seminando il panico tra docenti e studenti. L’applauso arriva, lungo e fragoroso, condito pure da un «bravo, così si fa». Anche Sangermano batte le mani, ma prima che qualcuno gli chieda lumi sull’inchiesta che ha portato alla denuncia di tre bulli di 11, 15 e 16 anni — identificati grazie alla testimonianza di alcuni coetanei coraggiosi — dice chiaramente che «sull’indagine non posso dirvi nulla. Quello che posso dire, però, è: abbiate il coraggio di parlare. Perché chi denuncia è un leader, mentre gli omertosi sono mafiosi».
Il procuratore dei minori di Firenze lo aveva promesso a fine novembre: «Andrò a incontrare gli studenti che hanno fatto venire allo scoperto questa storia. Voglio congratularmi con loro». E ieri il magistrato, alle 11 in punto, ha bussato alla porta della scuola media di Campo di Marte per tenere una lezione di educazione civica a cui hanno partecipato 60 ragazzi, i loro prof, il preside e i carabinieri. Per più di un’ora, nella piccola aula magna dell’istituto, le tre classi di terza hanno ascoltato in silenzio le parole del procuratore che è partito dal significato di legalità per affrontare argomenti delicatissimi come pedofilia, antifascismo, mafia. E poi la Costituzione, i social network e i rischi che ne derivano, il consumo e lo spaccio di droga, per concludere il suo intervento con un appello: «C’è sempre una via d’uscita dal male. Ma bisogna ammettere l’errore e pentirsi, altrimenti si va diritti al processo e alla condanna».
Antonio Sangermano, prima di entrare nel vivo della sua «lectio», ha esortato i ragazzi a non vergognarsi di piangere, di mostrare le proprie debolezze, di essere fragili, perché solo in questo modo si può vincere la battaglia contro i bulli. «Bisogna vivere nella legalità», ha ripetuto una, cinque, dieci volte il procuratore, che tradotto significa: non nuocere agli altri, neanche agli animali. Perché senza regole e legalità prevale la violenza. «Sono le forze dell’ordine, quelle che hanno la divisa attaccata alla propria anima, i garanti della legalità. E proprio per questo devono essere al di sopra di ogni sospetto». Ma legalità vuol dire anche lotta alla mafia e ai mafiosi, e a questo proposito l’inquirente cita come esempi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino («Noi tutti siamo figli loro»), simboli di un’Italia che non si arrende. «Anche il bullismo è mafia», sottolinea a un certo punto Sangermano parlando di un grave fenomeno che divampa in tutte le scuole. «Noi siamo al lavoro per combattere questa piaga, che deve essere punita con rigore. Non dico che si debba abolire lo scherzo o la battuta ma attenzione perché poi si può sfociare nello stalking».
E attenzione anche ai video sessuali «che diffamano e demoliscono la vittima. Su questo specifico argomento abbiamo così tante notizie di reato che la polizia postale non riesce a stargli dietro. Io non sono né l’uomo nero né un censore dei comportamenti altrui. Sono qui solo per dirvi che nei rapporti ci vuole affetto, rispetto e intelligenza. Ma non postate foto e video compromettenti su Facebook o Instagram perché i pedofili sono sempre dietro l’angolo». Altro tema toccato dal magistrato minorile è quello inerente lo spaccio e il consumo di droga, argomento quanto mai sensibile visto che a farne uso (anche a Firenze) sono i ragazzini dai 13 anni in su, come attesta il Sert. E forse proprio per questo motivo Antonio Sangermano ha dedicato qualche minuto in più alla discussione: «Sappiate che chi cede stupefacenti ai propri compagni incorre in un reato gravissimo». E al termine della lectio di educazione civica, ecco la raccomandazione del procuratore: «Legalità è amore. Ricordatelo sempre».
Mentre il preside, rimandando tutti in classe, aggiunge: «La mia porta è sempre aperta. Isolarsi, quando abbiamo difficoltà, non ci aiuta. I prof, le istituzioni, i carabinieri vi sosterranno sempre. Non abbiate paura di parlare».
La lezione
C’è sempre una via d’uscita dal male, ma bisogna ammettere l’errore e pentirsi, altrimenti si va diritti al processo e alla condanna