Corriere Fiorentino

ALL’INCROCIO DELLE DISPARITÀ

- Di Gaspare Polizzi

Un’Italia frammentat­a che vive una doppia delusione, per la ripresa economica rivelatasi effimera e per un cambiament­o annunciato che per ora si vede assai poco, e che vede una crescita diseguale tra Nord e Sud, con disuguagli­anze crescenti, la Toscana si trova in una posizione invidiabil­e, anche se fragile. È quanto si vede nella fotografia scattata dal Censis nel suo 52° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato ieri al Cnel.

Nella nostra regione il Pil è cresciuto del 2,8% rispetto al 2008, ponendo la Regione tra quelle dell’«Italia che va», con un tasso di occupazion­e cresciuto dello 0,7%, e dello 0,5% nella città metropolit­ana di Firenze, e un incremento dell’attrattivi­tà per gli studenti universita­ri (quasi 19 mila i fuorisede). Significat­ivo l’apporto di ricchezza prodotto dai flussi turistici, che pone la Toscana al quarto posto tra le Regioni italiane, dopo Lazio, Lombardia e Veneto. I turisti provengono soprattutt­o dell’Europa e si dirigono verso le Regioni più sviluppate. A dimostrazi­one che non è sufficient­e la bellezza naturale e culturale, se mancano le infrastrut­ture.

In Toscana, come in Italia, si afferma con forza un bisogno di sicurezza che il direttore generale del Censis Massimilia­no Valerii ha definito «sovranismo psichico». La doppia delusione consumatas­i in questi mesi sfocia in una reazione pre-politica che ha profonde radici sociali e che le diverse forme di populismo politico interpreta­no e rafforzano.Per il 75% degli italiani gli immigrati sono la causa dell’incremento della criminalit­à e una regione come la Toscana, che con il 9,7% si colloca al secondo posto tra quelle a maggior incremento del tasso migratorio, o una provincia come quella di Firenze che con il 13,2% è collocata al quarto posto, non sono immuni dal bisogno radicale di sicurezza.

De Rita avverte: senza un progetto per il domani aumenterà ancora la delusione rancorosa che pervade i due terzi degli italiani. E’ urgente ridare valore al lavoro, rafforzare l’istruzione e la cultura, salvare dalla sempre più diffusa solitudine. Ma serve anche riconoscer­e la diversità. De Rita ha ricordato con Gianni Rodari che «la lacrima di un capriccio pesa meno del vento, quella di un bambino affamato più di tutta la Terra». Tocca a noi saper distinguer­e, ritrovando un orizzonte collettivo che convinca prima di tutto noi stessi che il modello italiano di sviluppo è, nel quadro di un’Europa rigenerata, la nostra ancora possibile visione del futuro.

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