«Ho pensato subito a mio fratello: non è cambiato niente»
Il fratello del ferroviere morto 9 anni fa: troppi incidenti
«È stato come dover ingoiare di nuovo la vicenda di mio fratello». Ruggiero Ricco è il fratello di Domenico, l’operaio di 29 anni che il 5 novembre 2009 fu ucciso da un convoglio mentre lavorava sui binari a Rifredi. «Mi sembra che poco sia cambiato, oggi come allora il pericolo arriva dal binario accanto a quello in cui si lavora».
«Non appena ho saputo dei tre ragazzi travolti dal treno, mi è tornato a galla tutto. È stato come dover ingoiare di nuovo la vicenda di mio fratello». Ruggiero Ricco è il fratello di Domenico, l’operaio di 29 anni di Barletta che il 5 novembre 2009 fu travolto e ucciso da un convoglio mentre lavorava sui binari di Rifredi. «Da allora mi sembra che poco sia cambiato, oggi come allora il pericolo non arriva dal binario in cui c’è la lavorazione, ma da quello accanto, perché il treno che arriva alle spalle, non lo vedi, non te lo aspetti — dice Ruggiero, anche lui ferroviere — Mi sembra che a Firenze ci sia poca sensibilità su questo tema, ci sono troppi incidenti. Non è così dappertutto, qui a Bari mi sembra che ci sia un’attenzione diversa».
Dal 2012 l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf) ha approvato norme che impongono che sul binario interessato da un cantiere di manutenzione deve essere fermata la circolazione. Fino ad allora, gli operai al lavoro erano affiancati da una seconda squadra che doveva avvisare dell’arrivo di un convoglio. Sul binario parallelo, invece, Ansf non ha imposto una divieto, ma invita Rete Ferroviaria Italiana a valutare caso per caso se l’attrezzatura utilizzata in cantiere possa determinare un pericolo in caso di passaggio dei treni.Rfi ha la responsabilità diretta sulla sicurezza su tutta la manutenzione ferroviaria in movimento. Ma nel caso di ieri si trattava di un cantiere fisso. E la ditta in appalto, Cemes spa, ha le certificazioni di sicurezza per lavorare sui binari, oltre ad occuparsi autonomamente della formazione dei propri lavoratori. Quel che emerge dai sindacati sull’incidente di ieri notte è che quel tipo di piattaforma può compiere due movimenti: verticale e rotatorio. Se sul binario accanto al cantiere i treni circolano, deve essere inserito il blocco di sicurezza che impedisce la rotazione. Sulla necessità che gli operai abbiano un’imbragatura per evitare cadute, spiegano fonti sindacali, che «dipende dal tipo di lavorazione».
Quel che è certo è che Cemes, che ha sede a Pisa, è un colosso da 48 milioni di fatturato che lavora con realtà come Rfi, Enel e l’esercito Usa. Ha certificazioni per operare sulle ferrovie, sull’alta tensione e anche nei cantieri della Nato. È di proprietà del gruppo Madonna, noto per gli investimenti sull’aeroporto e l’ex convento delle Benedettine di Pisa e la clinica di San Rossore. Il codice etico dell’azienda parla di sicurezza e spiega che la formazione viene impartita anche riguardo a «normative e comportamenti per la gestione dei rischi connessi alla salute personale». Ieri, dallo staff dell’amministratore delegato di Cemes, la risposta è stata secca: «Il dottor Matteo Madonna è molto impegnato».
Una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil interviene con toni duri sull’incidente: «Stiamo evidenziando da molto tempo una emergenza sicurezza del lavoro per le ditte che effettuano manutenzione in appalto alle infrastrutture ferroviarie. Inoltre abbiamo firmato degli accordi per avere una consistente reinternalizzazione delle lavorazioni che a nostro avviso e per molteplici motivi, ridurrebbe questo tipo di rischi. Lo sdegno non può essere di facciata. Riteniamo improrogabile e necessario potenziare il confronto a tutti i livelli sui temi della sicurezza». I sindacati chiedono anche «massima attenzione» alle Ferrovie per il «ripetersi di questi tragici eventi». Dopo la morte di Domenico Ricco, il 12 gennaio 2014 a morire fu il ferroviere di Vicchio Fabrizio Fabbri, travolto a Santa Maria Novella dal treno da cui era sceso per manovrare uno scambio e che era ripartito senza nessuno alla guida.
I sindacati Abbiamo lanciato da tempo l’allarme sicurezza. E ci sono accordi firmati per reinternalizzare i lavori di manutenzione