Corriere Fiorentino

Quel sorriso di Pepito spento troppo presto

- David Guetta

Ci sono foto che fanno male al cuore, soprattutt­o quando le immagini si sovrappong­ono l’una con l’altra. Nel primo scatto c’è Pepito Rossi che sorride felice dopo aver segnato contro il Sassuolo a Reggio Emilia il gol con cui la Fiorentina batte gli emiliani, approda al terzo posto e lui al primo nella classifica cannonieri. Il Mondiale è alle porte e l’Italia calcistica è ai suoi piedi dopo che Lippi, uno non proprio incline all’autocritic­a, aveva confessato l’errore di non averlo portato nel 2010 in Sudafrica. Millecinqu­ecento giorni dopo il volto del neo disoccupat­o Rossi che si allena da solo nella lontanissi­ma America non sarebbe neanche troppo invecchi ato, anche perché non c’è tutta questa differen za tra avere 26 e 31 anni, ma è l’espression­e quasi smarrita che racconta la sofferenza di chi aveva il mondo in mano e che solo per sfortuna ha dovuto cedere il posto ad altri. Il gol del dicembre 2013 fu un classico, una specialità della casa, qualcosa di rapido e tecnico che davvero ricordava l’altro Rossi, Paolo, quello che i Mondiali li aveva giocati e vinti. Poi, a fine gara, un sorriso per tutti, le foto a ripetizion­e con i bambini emiliani con la consueta disponibil­ità di chi gli autografi li andava a chiedere e che quindi sa cosa voglia dire una parola o un sorriso in più: come si fa a non voler bene a uno così. Alla partita successiva contro il Livorno il cielo azzurro di Pepito su squarciato e imbrattato dall’urlo di dolore per l’intervento di Rinaudo, che ad essere sinceri non fu neanche così tremendo, ma lo stesso decisivo per spezzare la favola. E molto probabilme­nte per farci uscire prima dal Mondiale brasiliano.

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