Quel sorriso di Pepito spento troppo presto
Ci sono foto che fanno male al cuore, soprattutto quando le immagini si sovrappongono l’una con l’altra. Nel primo scatto c’è Pepito Rossi che sorride felice dopo aver segnato contro il Sassuolo a Reggio Emilia il gol con cui la Fiorentina batte gli emiliani, approda al terzo posto e lui al primo nella classifica cannonieri. Il Mondiale è alle porte e l’Italia calcistica è ai suoi piedi dopo che Lippi, uno non proprio incline all’autocritica, aveva confessato l’errore di non averlo portato nel 2010 in Sudafrica. Millecinquecento giorni dopo il volto del neo disoccupato Rossi che si allena da solo nella lontanissima America non sarebbe neanche troppo invecchi ato, anche perché non c’è tutta questa differen za tra avere 26 e 31 anni, ma è l’espressione quasi smarrita che racconta la sofferenza di chi aveva il mondo in mano e che solo per sfortuna ha dovuto cedere il posto ad altri. Il gol del dicembre 2013 fu un classico, una specialità della casa, qualcosa di rapido e tecnico che davvero ricordava l’altro Rossi, Paolo, quello che i Mondiali li aveva giocati e vinti. Poi, a fine gara, un sorriso per tutti, le foto a ripetizione con i bambini emiliani con la consueta disponibilità di chi gli autografi li andava a chiedere e che quindi sa cosa voglia dire una parola o un sorriso in più: come si fa a non voler bene a uno così. Alla partita successiva contro il Livorno il cielo azzurro di Pepito su squarciato e imbrattato dall’urlo di dolore per l’intervento di Rinaudo, che ad essere sinceri non fu neanche così tremendo, ma lo stesso decisivo per spezzare la favola. E molto probabilmente per farci uscire prima dal Mondiale brasiliano.