Magnolie e un cippo nel ricordo di Irene, uccisa dal fidanzato
Piagge, gli alberi e un cippo nel punto in cui fu uccisa la donna. Come chiesto dalla madre
Il desiderio
«È come se fosse partita per un lungo viaggio, voglio solo rivederla di nuovo»
Anna Focardi arriva per prima davanti al cippo che ricorda la figlia Irene. Si accompagna ad una stampella, e nonostante i suoi 82 anni e la tragedia che le ha sconvolto la vita è sempre lucida e precisa nei ricordi. Della sua «bambina» non parla mai al passato perché «per me è come se fosse partita per un lungo viaggio. Attendo solo il momento di incontrarla di nuovo. La morte non mi fa più paura».
In via Lazio, a poche decine di metri dalla casa di Anna e dall’appartamento del fidanzato assassino di Irene, Davide Di Martino, e a meno di una trentina di passi dal canalone della Goricina in cui fu ritrovato il corpo della quarantenne, Palazzo Vecchio ieri ha piantato tre magnolie e ha collocato una stele che ricorda quel femminicidio accaduto nel febbraio del 2015 e che sconvolse l’intera città. Era stata proprio la mamma della vittima, a tre anni dall’omicidio, a chiedere attraverso il Corriere Fiorentino, «di fare qualcosa per ricordare mia figlia: una targa, una pianta, di quelle che amava tanto come le magnolie». Irene, di magnolie ne aveva anche sul suo balcone di casa, e «le curava con tutto l’amore possibile»: questo il motivo che ha convinto gli assessori Sara Funaro e Alessia Bettini — anche dopo una mozione approvata all’unanimità dal Consiglio comunale — a dedicarle un pezzetto del quartiere delle Piagge. «Sono contenta che qui, a ricordare
Irene, ci sia un cippo e tre magnolie — dice la donna — così chiunque passerà su questa strada e su questo marciapiede si ricorderà di lei». Anna, ieri, durante la cerimonia confessa di vivere un calvario continuo e di essersi abituata al dolore: «Da quando mi hanno detto che mia figlia era morta e che era in un fosso tutti i giorni sono uguali. Non provo più emozioni, felicità, pace». Non chiama mai per nome l’uomo che le ha portato via la figlia, lui è solo «l’assassino» o «il vigliacco». E ripensando a quei giorni del 2015, la donna ricorda: «Quell’assassino venne da me e con violenza mi disse che se mia figlia non avesse cambiato atteggiamento non l’avrei più rivista. Pretendeva sempre soldi per alcol e droga, e una volta mi rubò 300 euro. Avevo contattato le forze dell’ordine per denunciarlo ma non è successo nulla. Anzi qualcosa è successo: mi hanno ammazzato la figlia». Il cippo e i tre alberi di magnolia «saranno la risposta del Comune contro la violenza e la sopraffazione — il ragionamento di Bettini e Funaro — È stata questa mamma a chiedercelo e noi ci siamo subito attivati. Purtroppo nella nostra città e in Italia abbiamo avuto troppi femminicidi. Bisogna lavorare non solo sulle tutela delle donne, ma anche e soprattutto sulla sensibilizzazione verso tutta la popolazione».