Astori e quei segnali ignorati, domani Galanti in Procura
Pioli sull’inchiesta: «Una sofferenza ulteriore per noi e per la famiglia di Davide»
Sembra di essere tornati a quella maledetta domenica. Come se, all’improvviso, qualcuno avesse spruzzato alcol puro su una ferita ancora aperta e che, forse, non si rimarginerà mai. Nella testa, ora più che mai, rimbombano (con più forza di prima) la stesse domande di allora. Davide Astori poteva essere salvato? Qualcuno ha sbagliato? E se sì, in che cosa?
Domande alle quali sta cercando risposte la Procura di Firenze che ha inviato due avvisi di garanzia a Giorgio Galanti (direttore del Centro di medicina sportiva di Careggi) e a Francesco Stagno (stesso ruolo nella struttura di Cagliari). Secondo le conclusioni a cui sono giunti i consulenti della Procura, già quattro anni prima della morte ci sarebbero stati dei segnali della malattia al cuore — la cardiomiopatia aritmogena biventricolare — che potevano essere colti. Tre i referti medici finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti: quello del luglio 2014 (firmato da Francesco Stagno) e quelli dello stesso mese del 2016 e del 2017, firmati da Giorgio Galanti, a lungo medico e collaboratore esterno della Fiorentina.
Nei primi due casi gli esami avevano evidenziato delle extrasistole ventricolari mentre in quello del 2017 era emersa anche un’ extrasistolia a due morfologie. Per questo, i due medici, sono adesso indagati per omicidio colposo oltre che per aver violato i protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico.
Per loro, l’appuntamento in Procura per l’interrogatorio è stato fissato per domani. Il professor Galanti, e non potrebbe essere altrimenti, sta vivendo queste ore circondato dagli affetti più cari e, per il momento, preferisce restare in silenzio. Stando alle indicazioni filtrate dal suo staff legale Galanti ha intenzione di rispondere a tutte le domande del procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e del pm Antonino Nastasi.
Il primo obiettivo sarà cercare di capire come mai Galanti (e allo stesso modo il dottor Stagno) ignorarono quei segnali firmando il certificato di idoneità senza richiedere ulteriori approfondimenti così come prevedono i protocolli. Per rispondere alla domanda che tormenta i cuori di tutti dal 4 marzo scorso però («Davide poteva essere salvato?») servirà ancora un po’ di tempo. Sono ore durissime per chi voleva bene a Davide. La famiglia, il suo agente Claudio Vigorelli, gli ex compagni. Nessuno ha voglia di parlarne. E così, ancora una volta, tocca all’allenatore della Fiorentina Stefano Pioli caricarsi tutto il peso sulle spalle. «È difficile parlare di questa vicenda — ha detto ieri ritirando il premio “Andrea Fortunato” — ancora conosciamo troppo poco dell’inchiesta. Sicuramente, però, è una sofferenza ulteriore per tutto l’ambiente viola e in particolare per la famiglia di Davide». L’allenatore viola, poi, tornando con la mente a quei terribili giorni, ha voluto condividere il riconoscimento ricevuto «con tutti i giocatori, e con tutta la gente viola, con cui abbiamo vissuto questa immensa tragedia con grande unione e grande sostegno reciproco».
E, a proposito della città, ha preso la parola anche il sindaco Dario Nardella. «Ho fiducia nel lavoro dei magistrati. Io credo che la famiglia di Davide Astori e la città di Firenze meritino tutta la giustizia possibile, e meritino di conoscere la verità su questa scomparsa così tragica che ancora oggi piangiamo». Già. La verità. Di questo, si va alla ricerca. Lo stanno facendo gli inquirenti e, probabilmente, servirà ancora pazienza. Nel frattempo resta, come allora, il dolore.
Dai magistrati
Il direttore di Medicina sportiva di Careggi sarà ascoltato insieme al collega di Cagliari