Il Pinocchio pop di Nespolo «Ho pensato a un toscanaccio pieno di colori»
Libri L’artista Ugo Nespolo ha illustrato la nuova edizione della fiaba edita da Giunti Oggi ne parla alla Scuola Fenysia. «Ho pensato a un toscanaccio e l’ho riempito di colori»
«Pinocchio? Ne esistono milioni, di Pinocchio. Tutti diversi, dipende da chi li disegna. Anzi — pensa, accennando una risata, Ugo Nespolo — dipende da chi è il Pinocchio che lo disegna. Io per esempio, sono molto “Pinocchio” eccome. Di bugie ne dico un bel po’, a sentire mia moglie. È stata proprio lei a dirmi “finalmente hai scritto la tua autobiografia”...».
Il creativo, pittore, pubblicitario piemontese è l’ultimo in ordine di tempo di tanti grandi artisti che si sono cimentati con le illustrazioni del burattino di Collodi. Negli anni l’editore fiorentino Giunti ha dato alle stampe numerose versioni d’autore de Le avventure di Pinocchio: oggi alle 18 sarà presentata quella in chiave «pop art» di Ugo Nespolo alla scuola Fenysia — a Palazzo Pucci in via de’ Pucci 4, dove da tempo prosegue un progetto dedicato a Pinocchio con la mostra di Edward Carey curata da Alba Donati, il laboratorio di Vanni Santoni e la recente lettura integrale collettiva con Paolo Hendel. L’artista sarà presente a Firenze in una conversazione con Claudio Pescio, storico dell’arte e direttore con Philippe Daverio della rivista Art e Dossier. La sua è una versione coloratissima, graffiante, tutt’altro che morbida nel suo approccio alla storia, perché — dice lui — «i tempi sono cambiati, la società è cambiata, sono cambiati anche i ragazzi e i bambini». Quindi cambia anche Pinocchio. Ha iniziato a lavorarci 15 anni fa quando realizzò una ventina di tavole che poi divennero serigrafie e finirono in mostra a Parigi. Poi, tre anni fa, Giunti le vede e lo contatta. «Ho pensato: beh, è un’immagine così forte e presente nell’immaginario collettivo, così mondializzata — ricorda — Ho iniziato a passare in rassegna tutti i ricordi: il film del 1911 e quelli degli anni Settanta, la versione Disney e quella di Totò, il piccolo Tommei nel ‘47... Dovevo cambiare la prospettiva, cambiare la storia. Partendo dagli aspetti più truci, complicati, che richiamano un mondo intero, presenti nella storia».
Ecco che il suo burattino nasce già diverso: «Ha un carattere apparentemente innocente. Ho pensato a Italo Calvino che lo definiva l’unico vero picaro della letteratura italiana. Ho pensato a un vero toscanaccio. Volevo farne un birbante malandrino, ma alla fine so che ha prevalso la simpatia che provo verso chi con le sue bugie e piccole cattiverie, fa emergere il carattere buono di chi in fondo cerca sempre di aggiustare la situazione».
Da quelle 20 tavole parigine è arrivato a 130: il libro infatti conta 280 pagine e Nespolo ha dovuto uscire da quel pugno di «situazioni chiave» da cui era partito, proponendo «un’evoluzione enorme» del personaggio e del tratto che lo contraddistingue, «integrando i disegni chiave con parti minori, frammenti di elementi». Quando ha concluso l’opera si è reso conto: «È stata un’avventura impegnativa oltre le aspettative, visti anche i confronti notevoli a cui doveva essere paragonata». Ugo Nespolo è anche uno zelante collezionista di libri d’artista, «di avanguardia storica, futuristi, dadaisti, surrealisti, di tutto» e abituato a lavorare con e sui libri. «Ma l’idea di fare una fiaba è stata un’assoluta novità — dice — Ci ho investito molto in tempo ed energie, lo considero un fiore all’occhiello. Volevo realizzare un libro che potessero guardare anche i ragazzi, non solo a chi ama le arti figurative. Anche i più piccoli».
Il suo legame con il personaggio è evidente: da artista «pop» ha disegnato un personaggio «veramente pop» e «elaborato ai giorni nostri, togliendogli quella patina ottocentesca che altrimenti rischia di trasformare un’avventura in una citazione inutile: io vivo accanto al palazzo dove è stato scritto il libro Cuore e so che cosa succede se non togli quel velo di Ottocento a certi libri». La sua arma preferita è stata il colore: abbondante, accecante, d’impatto. «Senza il colore non puoi svecchiare quel senso di grigio-bianco smorzato e spento da cui il personaggio proviene e la sua eccentricità di maniera. Non puoi dargli una vita pop. Così puoi capire tutto anche senza leggere il testo». Ma soprattutto: «Spesso dimentichiamo che Le avventure di Pinocchio è un libro difficile da leggere e l’immagine deve aiutare a penetrare il concetto, arrivando ai ragazzi del nostro tempo. Un giovane di oggi fa molta fatica a leggere il “vero” Pinocchio, ma se alla fine ci riesce, scopre quanto sia sempre assolutamente avvincente».
❞ I tempi sono cambiati e quindi cambia anche il burattino Gli ho tolto la patina ottocentesca e sono partito dagli aspetti più truci, che richiamano un mondo intero, presenti nella storia