«Allora il piano c’è E nell’attesa va attuato com’è»
Merlini: è una guerra di clientele
Stefano Merlini, costituzionalista, è stato il primo a dire, al Corriere Fiorentino, che se il ministro Danilo Toninelli voleva fermare l’iter del progetto della nuova pista, doveva rivedere il Piano nazionale aeroportuale, passando dal Parlamento.
Professor Merlini, pare davvero che lei ci abbia davvero azzeccato...
«No dai... (ride ndr) Vede? Sono un criptogrillino a mia insaputa. Beh, questa è divertente. O meglio, tragicomica».
Per rifare il Piano degli aeroporti quanto ci vuole?
«Due, tre anni almeno. Ma in realtà Toninelli vuol solo dire: non vogliamo fare l’aeroporto di Firenze. Non si rendono conto, veramente, di dove stanno portando questo Paese. È in corso una guerra tra 5 Stelle e Lega. Salvini, d’altra parte, vuole il referendum sulla Tav per superare l’0stilità del M5S. Questo governo non può stare in piedi».
Lei crede? Non parrebbe, guardando i sondaggi.
«Non c’è stato un accordo politico. Questo accordo di governo, privatistico, firmato davanti ad un notaio, fatto senza la presenza di quello che sarebbe stato il futuro presidente del Consiglio, non regge. Il presidente del Consiglio, in base alla Costituzione ed alla Legge 400 del 1988, deve presiedere gli accordi politici che poi portano alla formazione del governo. Invece di questo, si è creduto di fare a meno del rapporto tra la politica e le regole istituzionali, andando da un notaio e buttando giù quattro scemenze».
Una posizione precisa su Peretola, negli accordi, non c’è. Tanto che le posizioni di Lega e M5S hanno conflitto, in più momenti.
«Mica solo su quello: la politica economica non si sa chi la gestisce, Di Maio e Salvini litigano perché tutti e due vogliono avere relazioni con le parti sociali, industriali ed economiche. È vero che Mao Tse Tung diceva: “Grande è la confusione sotto il sole, perché la situazione è favorevole”. Ma qui si esagera!».
Ritorniamo a Firenze: Peretola nel contratto, non c’è.
«C’è però scritto della verifica del rapporto tra costi e benefici, usata strumentalmente da entrambi. Così il senso dell’utilità nazionale si smarrisce completamente. È una guerra tra 5 Stelle, Lega e rispettive clientele. Il significato di quel contratto privato è che ognuno dei due partiti ha una clientela da accontentare. Non c’è sintesi politica: la dignità politica, così non ci può essere».
Ma le parole di Toninelli, cosa significano quindi? Si farà un nuovo Piano nazionale degli aeroporti?
«Beh, veramente, è stato un autogol. Se il ministro dice che vuol rifare il Piano ammette che il Piano esiste ed è vigente, come ovviamente è e tutti sanno. E lui deve rispettare e attuare quel Piano: fino a che il Parlamento non avrà approvato il nuovo Piano, vale il vecchio. Da questo punto di vista, le parole del ministro sono un’ottima notizia per Firenze. Almeno dal punto di vista giuridico».
Potrebbero sospendere il Piano, in attesa delle analisi costi benefici: non crede?
«Ma non si può mica! C’è un interesse pubblico nazionale, rappresentato dal Piano, approvato con Decreto del Presidente della Repubblica. Pensi cosa significherebbe per il declino dell’economia, visto che gli investimenti nelle opere pubbliche sono uno dei pochi mezzi certi per rilanciare l’economia. Mettere un’incertezza su tutto il sistema aeroportuale — una quantità di opere pubbliche enorme — buttare questa notizia terroristica non riguarda solo Firenze, è un atto di irresponsabilità spaventoso. Ma dal punto di vista giuridico, significa che fino a che il Parlamento non lo cambia, quel Piano deve essere applicato da lui stesso, dal ministro».
È mica in vena di consigli anche sulla manovra economica?
«Non sono così criptogrillino (ride, ndr)».
❞ Sospendere tutto? Ma non si può! C’è un interesse pubblico, non solo per Firenze