Marcello Fonte e il teatro oltre ogni prigione
L’attore in scena a Lastra a Signa con la compagnia Fort Apache di detenuti e ex
«Sarà la mia rovina, ma non importa» pensa Marcello Fonte. «Persevererò nel portare il messaggio del teatro sociale e dell’importanza del recupero di detenuti ed ex detenuti attraverso l’arte, perché non si abbandona mai la propria famiglia. E la compagnia Fort Apache è la mia famiglia». I progetti di inclusione sociale legati al recupero dei carcerati vivono una stagione difficile: «I segnali intorno a noi sono preoccupanti» dice Vito Minoia, presidente del Coordinamento Nazionale Teatro Carcere, pensando alle politiche del nuovo governo. Ma hanno trovato in Fonte, l’attore rivelazione dell’anno, premiato a Cannes per la sua straordinaria interpretazione in Dogman di Matteo Garrone, un inaspettato ariete per avere una rinnovata attenzione mediatica. Venerdì alle 21.30 Marcello Fonte e i detenuti di Fort Apache saranno in scena al Teatro delle Arti di Lastra a Signa con lo spettacolo Famiglia, regia di Valentina Esposito, fondatrice della compagnia nel carcere di Rebibbia.
«Indosso ancora, dopo anni — prosegue Marcello Fonte — le scarpe di un detenuto che è morto per un aneurisma durante le prove di uno spettacolo, e del quale ho preso il posto in compagnia. Mi aiuta e ci aiuta a rimanere con i piedi per terra».
Famiglia — da cui è previsto prossimamente un film per il cinema — è l’appuntamento clou della quinta edizione della rassegna nazionale di teatro in carcere Destini incrociati: spettacoli, conferenze, proiezioni e incontri. Da domani a sabato con un omaggio a Samuel Beckett, che ebbe un rapporto profondo con l’universo carcerario, nella prima nazionale (domani alle 21 nella Casa Circondariale di Prato) di Talking Crap di Teatro Metropopolare, regia di Livia Gionfrida. Protagonista anche la Casa Circondariale Mario Gozzini, altrimenti detta Solliccianino, con la compagnia Carpe Diem in Commedia Divina, prima di tutto non c’era niente, dall’opera di Isidor Shtok per la regia di Olga Melnik in prima nazionale. Mentre domani alle 11 il convegno «Il Teatro in Carcere: un’azione necessaria per adulti e minorenni» si svolge al Fuligno, via Faenza.
«La diversità di queste esperienze — spiega Vito Minoia — è una condizione genetica con forte connotazione artistica e al tempo stesso educativa e inclusiva. Con una sensibile diminuzione della recidiva in chi fa teatro in carcere dal 65 al 6%». Per conoscere tutto il programma: www.teatrocarcere.it.