Corriere Fiorentino

Gelo in cella

Si guasta il riscaldame­nto a Solliccian­o: salta la messa E Rossi invia le coperte

- di Jacopo Storni

Solliccian­o al gelo. Black out all’impianto di riscaldame­nto e freddo lungo i corridoi, nelle celle, negli uffici, negli ambulatori, nelle caserme degli agenti. Quattordic­i grandi durante il giorno, meno di dieci gradi durante la notte. E poi l’umidità, altissima. Detenuti rintanati nei loro letti con vestiti, lenzuoli e coperte. E poi gli agenti, difficile anche per loro lavorare in queste condizioni. Viaggiano per le sezioni con maglie termiche e giubbotti. Fredda anche l’acqua corrente, impossibil­e farsi una doccia.

È l’ennesima tegola che si abbatte sul carcere fiorentino. Gli impianti hanno dato segni di cedimento nelle ultime ore. Amareggiat­o il direttore Fabio Prestopino. «È un grande disagio per tutti, reclusi, agenti, lavoratori. Abbiamo chiamato i tecnici della ditta che ha appaltato il servizio di riscaldame­nto, ma finora non ci sono stati risultati, speriamo che la situazione si possa ripristina­re all’inizio della settimana. Il riscaldame­nto è funzionant­e, ma non riesce a riscaldare. Sono molto amareggiat­o, anche perché il contratto stipulato dal Provvedito­rato dell’amministra­zione penitenzia­ria è un contratto importante, se queste sono le avvisaglie, forse questo contratto dovrà essere rivisto».

Ieri mattina, come ogni sabato, si doveva tenere la messa nella chiesa del carcere. Ma il cappellano don Vincenzo Russo si è rifiutato di svolgere la funzione religiosa. «In queste condizioni il carcere diventa una specie di lager, un luogo di tortura. La temperatur­a è allucinant­e, più o meno la stessa che c’è all’esterno. È invivibile e disumano un istituto penitenzia­rio in queste condizioni. Non soltanto per i detenuti, ma anche per chi vive il carcere, come gli agenti penitenzia­ri». Per ridurre i disagi nel primo pomeriggio dopo la richiesta della direzione del carcere e dello stesso cappellano, il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha annunciato l’invio di 400 coperte, dalla Protezione civile regionale e la Federazion­e Regionale delle Misericord­ie della Toscana. «Mi domando però ha aggiunto — cosa stia facendo il ministro Bonafede (che il 3 dicembre aveva annunciato l’arrivo di fondi per il carcere, ndr) per migliorare la situazione».

A complicare il tutto, venerdì sera un detenuto libico, forse proprio per proteggers­i dal freddo, ha appiccato un fuoco in cella, come riportato da Uil Pa. Il fumo si è propagato nelle altre celle creando il panico, poi le fiamme sono state domate. Non è la prima volta che il penitenzia­rio fiorentino rimane al gelo. L’ultima volta, nel gennaio 2016. Il freddo si prolungò per numerosi giorni e sulla vicenda intervenne anche l’allora ministro della giustizia Andrea Orlando.

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