Leopolda, follia al semaforo
Spinta contro le auto in corsa e investita. I passanti fanno arrestare un somalo: scarcerato
Leopolda, venerdì alle 14,30 una donna è stata spinta contro le auto in corsa. Fermato e scarcerato un somalo che dice: «Non c’entro nulla. Tornerò in Somalia». Lei: «Continuo a chiedermi perché lo abbia fatto»..
Spinta da dietro mentre era sul marciapiede e fatta cadere in strada, dove è stata investita da un’auto che in quel momento stava viaggiando. È accaduto venerdì intorno alle 13,40 — all’altezza del piazzale di Porta al Prato — dove poi alle 13,45 sono intervenuti gli agenti delle volanti. Il presunto autore del gesto è Abdelazziz Farah Hagha, un 31enne somalo, residente formalmente a Roma. Un senza fissa dimora che è risultato avere una protezione sussidiaria scaduta. L’uomo, senza alcun precedente penale, è stato accusato da un testimone ed è stato bloccato dalla polizia.
La vittima è una fiorentina di 57 anni che ha riportato la frattura di una spalla: 30 i giorni di prognosi, secondo i medici di Torregalli. Il pm di turno Antonino Nastasi, ieri mattina, ha disposto che l’uomo — indagato per lesioni — fosse rimesso in libertà per l’assenza del requisito della quasi flagranza di reato.
Secondo il racconto del testimone, la donna era ferma sul ciglio della strada, in attesa del verde a un passaggio pedonale, quando, senza apparente motivo, Abdelaziz l’avrebbe spinta in avanti. «Ero in auto, fermo in coda. Quando è scattato il verde, i pedoni si sono arrestati sul marciapiede. Mentre il traffico di auto stava cominciando a partire, ho visto un uomo prendere una rincorsa di mezzo metro e spintonare una donna alle spalle. Era ferma sul marciapiede, ma quel- la spinta fortissima l’ha fatta carambolare sulla strada, sotto la macchina che era appena partita», racconta a Il Corriere Fiorentino Piero V., ex campione di volley, testimone oculare del fatto. «Ero la seconda automobile della fila, ho visto tutto da distanza ravvicinata», precisa. Poi ricostruisce l’identikit dell’uomo: «Indossava una tunica lunga e bianca, forse maghrebino, sul capo il tipico copricapo arabo». Poi il testimone si è precipitato fuori dalla macchina. «La donna è stata assistita da alcuni passanti, che l’hanno portata sul marciapiede. Poi abbiamo chiamato l’ambulanza». Un gruppo di persone si è stretta attorno all’aggressore, in attesa della polizia. «Quell’uomo era in visibile stato di choc, come inebetito. Sono passati alcuni minuti e la polizia non arrivava. I passanti si sono dileguati pian piano, io sono rimasto insieme all’aggressore perché volevo assicurarmi che fosse preso in consegna dalle forze dell’ordine». La polizia lo ha poi identificato e portato nelle celle di sicurezza. Gli agenti hanno cercato altri indizi nelle telecamere ma è stato inutile perché rivolte dalla parte opposta.
Ieri mattina la Procura lo ha scarcerato motivando tale decisione sulla base dell’orientamento delle sezioni unite della Cassazione, in base al quale è illegittimo l’arresto eseguito sulla base delle sole informazioni fornite dalla vittima o da terzi, poiché la quasi flagranza presuppone «l’immediata e autonoma percezione delle tracce del reato» da parte degli operatori di polizia.
«Non c’entro niente, qualcuno ha spinto la donna. Non io — ha detto Abdelaziz all’avvocato Chiara Bentivegna, che lo difende — Se questa è la legge italiana rimango perplesso. Ero a Firenze per ritirare alcuni documenti ma nei prossimi giorni chiederò l’immediato rimpatrio».
La dinamica
L’uomo è stato fermato dai passanti
Per la signora trenta giorni di prognosi
La Procura
Rimesso in libertà perché non preso in flagranza. «Non c’entro torno in Somalia»