Picchiò e uccise bimba di tre anni: carcere a vita
L’omicidio in una baracca di Calambrone. Per la donna chiesto un nuovo processo
È ergastolo per Tonino Krstc, accusato di omicidio volontario, per aver picchiato e ucciso in una baracca alla periferia di Calambrone una piccola di 3 anni. La Corte di Appello ha chiesto l’incriminazione per omicidio volontario per la madre della bimba.
Picchiò la bambina fino a farla morire. Quando l’ambulanza arrivò nella baracca fatiscente, alla periferia di Calambrone, frazione del Comune di Pisa, la sera del 27 aprile 2016, per Samantha, 3 anni appena, ogni tentativo di rianimarla fu inutile.
È ergastolo per Tonino Krstc, accusato di omicidio volontario aggravato e maltrattamenti. Così hanno deciso i giudici della corte d’assise d’appello di Firenze che, dopo due ore di camera di consiglio, hanno cancellato la condanna a 30 anni inflitta in primo grado, escludendo le circostanze attenuanti. Ma c’è di più. La Corte presieduta da Alessandro Nencini ha ordinato la trasmissione degli atti alla procura di Pisa perché incrimini per concorso in omicidio volontario la madre della piccola, la dominicana Juana Francisca De Olmo, che era stata condannata a 10 anni in primo grado, con rito abbreviato, per non aver impedito quei maltrattamenti. Krstic ieri ha ascoltato la requisitoria della pg Luciana Singlitico, dalla gabbia dell’aula 32. Non ha reagito quando il sostituto procuratore ha sollecitato i giudici di condannarlo all’ergastolo.
Il serbo di 34 anni che nel processo di primo grado si era difeso con forza («Non credevo di aver ucciso Samantha, non sapevo che sarebbe morta», aveva ripetuto a giudici e avvocati) ieri è rimasto in silenzio. Quella sera, hanno ricostruito i giudici, Samantha fu picchiata dall’uomo che conviveva con la madre ormai da qualche mese. Lui colpì la bimba con una scarpa, con una cintura e perfino con uno stendino di ferro.
Infine la trascinò per i capelli, costringendola in punizione sotto il letto. Juana Francisca De Olmo non era riuscita a fermarlo. «Avevo paura e non avevo la forza di ribellarmi» raccontò poi agli inquirenti. Non era la prima volta, secondo l’accusa, che la piccola subiva la furia di Krstic. L’inferno era iniziato quando la donna aveva lasciato il marito in Liguria e si era trasferita nella baracca in via del Tirreno con il serbo conosciuto su Facebook.
Ma quella sera, più la bimba piangeva, più lui la colpiva. Quando Samantha iniziò ad avere le convulsioni, la madre implorò Krstic di chiamare i soccorsi. Il compagno che avrebbe avuto la possibilità di salvare la bimba, invece, sviò i soccorsi. L’uomo, secondo l’accusa, chiamò il 118 e si limitò a chiedere cosa avrebbe dovuto fare con una bambina con la temperatura a 32.5, ma fornì alla centrale l’indirizzo di un appartamento nel centro storico di Pisa. Poi costrinse la compagna ad accompagnarlo al bar. Quando ritornarono nella baracca le condizioni della bambina erano peggiorate. Ma prima che partisse la seconda chiamata al 118, trascorsero un paio di ore, fatali per la condizione di Samantha. All’arrivo dell’ambulanza non respirava più.