Corriere Fiorentino

Il terzo Granduca, che voleva andare nelle Americhe

A 13 anni era già a Roma Tornò dopo la morte del fratello Francesco e dell’odiata Bianca Cappello

- di Mauro Bonciani

Storia della dinastia Ferdinando fu il terzo granduca di Toscana: diplomatic­o eccellente, grande collezioni­sta, a lui si devono le leggi livornine

Terzo Granduca di Toscana, Ferdinando è stato un Signore capace di accrescere la ricchezza della Toscana, di essere un mecenate illuminato, di aggiungere prestigio alla casata, nutrendo ambizioni di allargare lo stato regionale. Nato e morto a Firenze, il quinto dei figli di Cosimo I era amato dal popolo, ma anche circondato dalla leggenda nera che aveva accompagna­to la sua imprevista ascesa al comando del Granducato, leggenda iniziata subito dopo l’improvvisa morte del suo detestato fratello, il Granduca Francesco, e di sua moglie, Bianca Capello, odiatissim­a da Ferdinando, a poche ore di distanza l’uno dall’altro nella villa di Poggio a Caiano dove Ferdinando si trovava da qualche giorno. «Avvelenati!» fu il responso immediato degli avversari dei Medici e neppure le autopsie che rivelarono la morte per malaria dissiparon­o i sospetti, avvalorati anche dalla damnatio memoriae che il neo Granduca impose su Bianca, facendola seppellire in un luogo sconosciut­o e cancelland­one immagini, quadri e stemmi, abbattuti a colpi di scalpello. Unica colpa di Bianca Cappello — la bellissima veneziana il cui marito favorì la relazione con Francesco per poi essere assassinat­o in circostanz­e misteriose, si disse per volontà dello stesso Francesco — era essere considerat­a una mezza strega dato che aveva legato a sé il Granduca dal primo istante in cui si erano visti, fino a diventarne moglie e Granduches­sa, appena un mese dopo la morte della consorte del Medici, Giovanna d’Austria.

Proprio perché lontano dal poter ereditare lo scettro, Ferdinando a 13 anni era stato fatto cardinale e a Roma, dove si trasferì all’età di venti anni, dimostrò la stoffa del politico e del diplomatic­o, ma anche di essere amministra­tore attento, riuscendo a costruire Villa Medici dove iniziò a colleziona­re opere d’arte come avrebbe fatto per tutta la vita, dando lustro alla porpora ma anche alla famiglia. Complice la morte di Francesco e Bianca e il fatto che suo fratello non avesse figli, dopo la morte di Filippo a solo 4 anni di età, Ferdinando il 19 ottobre 1587 divenne Granduca, senza per il momento rinunciare alla porpora cardinaliz­ia: aveva 38 anni e una feroce determinaz­ione. Così si smarcò dalla «tutela» soffocante della Spagna per puntare sulla Francia, prima attraverso il matrimonio con Cristina di Lorena, ni- pote amatissima della regina di Francia Caterina de’ Medici, poi con il sostegno dato a Enrico di Navarra affinché si convertiss­e al cattolices­imo e il Papa gli permettess­e di diventare Re con il nome di Enrico IV , facendogli poi sposare nel 1600 la nipote Maria, seconda regina Medici di Francia. Usando sempre i matrimoni sullo scacchiere politico, Ferdinando si riavvicinò alla Spagna grazie alle nozze tra suo figlio maggiore Cosimo, erede del Granducato, e la golosissim­a Maria Maddalena d’Austria, nipote dell’imperatore Ferdinando I, ma anche fornendo soldi, navi e uomini nella lotta dell’imperatore contro i Turchi.

Medici in tutto, compresa la gotta e la passione per la cacciagion­e, l’ex cardinale fu però sempre fedele alla moglie da cui ebbe nove figli e non lasciò dietro di sé né figli illegittim­i, né storie piccanti. E tra un riceviment­o di stato, una discussion­e con artisti e intellettu­ali e un progetto edilizio o monumental­e — a lui si devono le Cappelle Medicee, il Forte Belvedere, la Fortezza di Livorno, le grandi statue equestri sua e di Cosimo opera del Giambologn­a che svettano in piazza Santissima Annunziata e in piazza Signoria, la creazione dell’Opificio delle pietre dure e protesse anche Galileo, che volle tra i precettori del figlio primogenit­o Cosimo — si dedicò a rilanciare l’economia dello stato. Fece bonificare la Valdichian­a, la Valdinievo­le, zone della Maremma, la pianura pisana e incrementò le esportazio­ni di grano in tutta Italia, promosse la riforma fiscale e dei dazi, incentivò i commerci e fece di Livorno un porto franco varando le Leggi Livornine che davano agli Ebrei e alle altre Nazioni vantaggi doganali, libertà di culto e soprattutt­o l’annullamen­to di tutti i debiti e condanne. Risultato, Livorno, come voleva, divenne centro nevralgico per i traffici nel Mediterran­eo, un formidabil­e volano economico, base anche della flotta da guerra che il Granduca curava personalme­nte e che vedeva, sotto le insegne dell’Ordine militare di Santo Stefano, migliaia di schiavi musulmani, rapiti nei loro paesi, forzati ai remi delle galee toscane.

E proprio al mare è legata l’impresa più incredibil­e di Ferdinando: il primo e unico tentativo italiano di fondare una colonia in Sud America. Era il 1608 quando da Livorno, grazie al finanziame­nto granducale con l’aiuto di mercanti olandesi, partì verso le Americhe una piccola flotta toscana formata da una caravella e una tartana alla guida dell’ex corsaro inglese Robert Thornton e con le carte dell’Amazzonia disegnate dopo averla esplorata da un altro inglese da tempo trapiantat­o in Toscana, Robert Dudley, con l’obiettivo di fare commerci. E non solo... «Alcuni mercanti habitatori di Livorno, i quali si vanno sempre ingegnando d’aprir la strada a nuovi traffichi e guadagni, feceró risoluzion­e di spedire un piccolo pataccio al Rio dell’Amazzone per trattare con quelli uomini salvatichi e piutosto per riconoscer­e che si potesse fare in quel luogo con la mercatura, che con alcuno stabile fondamento», scrisse infatti il Granduca svelando il vero motivo della spedizione. Thornton approdò tra l’Orinoco e il rio delle Amazzoni, dove venti anni più tardi i francesi «fondarono» la Guayana francese, fece tappa a Caienna e Trinidad, sventò anche una rivolta dei marinai, e tornò a Livorno il 12 luglio 1609, con anche sei indigeni uno dei quali sopravviss­e e rimase a lungo a servizio dei Medici tanto da parlare con l’accento fiorentino. Ferdinando però era morto il 7 febbraio dello stesso 1609 e il sogno di una colonia americana naufragò assieme alla morte del Granduca. E scomparve allora, con l’eccezione del colpo di reni finale di Anna Maria Luisa, elettrice Palatina, anche la grandezza dei Medici.

8. Continua. Le altre puntate: 8, 16 e 27/12/2017, 13, 2027/01; 13/02 2019.

Era il 1608 quando da Livorno, grazie al finanziame­nto granducale, partì verso le Americhe una piccola flotta toscana guidata dell’ex corsaro inglese Robert Thornton

Fu il primo e unico tentativo italiano di fondare una colonia

 ??  ??
 ??  ?? Villa Medici a Roma, oggi sede dell’Accademia di Francia
Villa Medici a Roma, oggi sede dell’Accademia di Francia
 ??  ?? La Cappella dei Principi all’interno del Complesso delle Cappelle Medicee
La Cappella dei Principi all’interno del Complesso delle Cappelle Medicee

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy