La grande fuga dei sindaci dal partito dei sindaci
Il Pd è ai minimi storici. E i sindaci, per non perdere voti, si tengono ben lontani dai congressi.
il candidato presidente del Consiglio — avevano il pregio di mettere al centro una serie di questioni oggi assenti nel dibattito pubblico del centrosinistra.
È in corso piuttosto una gara a trovare l’hashtag migliore, in questo tripudio di comunicatori dell’Internet felici di inventarsi il meme più efficace da condividere su Facebook. La sostanza politica però è evaporata, nei post su Instagram e nei video da sessanta secondi per essere sempre presenti, soprattutto a se stessi, quasi a non dimenticarsi di esistere. Neanche i congressi regionali, conclusi ormai da mesi, hanno rivitalizzato un partito che sui territori è in affanno, in Toscana ma anche altrove (si pensi alla vicina Emilia Romagna, dove il centrosinistra rischia parecchio alle Regionali). Eppure le primarie e i congressi di partito dovrebbero servire proprio a far riacquistare un minimo di centralità, a risvegliare interesse nell’elettorato incerto. In questo caso no. Si dice comunemente che il problema del Pd sia la sua litigiosità, ebbene no: il problema è la sterilità del dibattito, la confusione dell’indirizzo politico. Tutte cose che peraltro non giovano al centrosinistra alle prese con le elezioni amministrative. Con un’iperbole verrebbe da dire che valgono quanto le Europee. Due appuntamenti che gli avversari — soprattutto la Lega — sanno come affrontare, perché anzitutto non hanno un problema di identità (che poi sia un’identità discutibile, questo è un altro discorso). La Lega è ben presente a se stessa e reggerà almeno finché la hybris di Matteo Salvini non produrrà effetti negativi; a livello nazionale ha sfruttato l’alleanza con il M5S al governo per far crescere i propri numeri nei sondaggi, in Toscana invece ha ridimensionato Forza Italia fino a farla diventare l’ancella del centrodestra. Per ora il modello Pisa di Susanna Ceccardi — che poi è il modello Salvini — ha funzionato. Le prossime amministrative diranno quanto è esportabile in giro per la Toscana e non solo. C’è da dire però che negli ultimi giorni i rallentamenti del centrodestra nella scelta delle candidature — di cui dava conto ieri Marzio Fatucchi sul
Corriere Fiorentino — fanno parte di un vecchio schema al quale in Toscana siamo abituati e che ha fatto perdere molte opportunità a Forza Italia, quando ancora guidava la coalizione. Ancora ricordiamo i candidati sindaci di Firenze trovati all’ultimo minuto…
Tuttavia, i problemi maggiori ce li ha il centrosinistra. La sensazione è che il Pd non sappia bene come gestire i prossimi appuntamenti elettorali, perché in assenza di una bussola ognuno, legittimamente, fa per sé. Firenze, Livorno, Prato, Empoli, sono soltanto alcune della città in cui fra poco si voterà. I sindaci uscenti di centrosinistra, laddove ci sono, si tengono a distanza dal dibattito del Pd. Preferiscono non parlare dello stato di salute dei Democratici, convinti che tanto non porti un solo voto e che, anzi, casomai ne faccia perdere parecchi. La lontananza dei sindaci dal congresso è forse uno dei segnali più preoccupanti per un partito che in una sua stagione recente aveva investito gli amministratori locali di una certa responsabilità politica. Oggi non è più così, ma non perché il partito centrale li trascura; sono direttamente loro a evitare di mischiarsi con le beghe di un congresso che sembra celebrarsi su Marte.
❞
Il Pd è ai minimi, senza alcun dibattito delle idee Così i primi cittadini si tengono alla larga dai congressi, timorosi di perdere voti