Corriere Fiorentino

La grande fuga dei sindaci dal partito dei sindaci

- Di David Allegranti

Il Pd è ai minimi storici. E i sindaci, per non perdere voti, si tengono ben lontani dai congressi.

il candidato presidente del Consiglio — avevano il pregio di mettere al centro una serie di questioni oggi assenti nel dibattito pubblico del centrosini­stra.

È in corso piuttosto una gara a trovare l’hashtag migliore, in questo tripudio di comunicato­ri dell’Internet felici di inventarsi il meme più efficace da condivider­e su Facebook. La sostanza politica però è evaporata, nei post su Instagram e nei video da sessanta secondi per essere sempre presenti, soprattutt­o a se stessi, quasi a non dimenticar­si di esistere. Neanche i congressi regionali, conclusi ormai da mesi, hanno rivitalizz­ato un partito che sui territori è in affanno, in Toscana ma anche altrove (si pensi alla vicina Emilia Romagna, dove il centrosini­stra rischia parecchio alle Regionali). Eppure le primarie e i congressi di partito dovrebbero servire proprio a far riacquista­re un minimo di centralità, a risvegliar­e interesse nell’elettorato incerto. In questo caso no. Si dice comunement­e che il problema del Pd sia la sua litigiosit­à, ebbene no: il problema è la sterilità del dibattito, la confusione dell’indirizzo politico. Tutte cose che peraltro non giovano al centrosini­stra alle prese con le elezioni amministra­tive. Con un’iperbole verrebbe da dire che valgono quanto le Europee. Due appuntamen­ti che gli avversari — soprattutt­o la Lega — sanno come affrontare, perché anzitutto non hanno un problema di identità (che poi sia un’identità discutibil­e, questo è un altro discorso). La Lega è ben presente a se stessa e reggerà almeno finché la hybris di Matteo Salvini non produrrà effetti negativi; a livello nazionale ha sfruttato l’alleanza con il M5S al governo per far crescere i propri numeri nei sondaggi, in Toscana invece ha ridimensio­nato Forza Italia fino a farla diventare l’ancella del centrodest­ra. Per ora il modello Pisa di Susanna Ceccardi — che poi è il modello Salvini — ha funzionato. Le prossime amministra­tive diranno quanto è esportabil­e in giro per la Toscana e non solo. C’è da dire però che negli ultimi giorni i rallentame­nti del centrodest­ra nella scelta delle candidatur­e — di cui dava conto ieri Marzio Fatucchi sul

Corriere Fiorentino — fanno parte di un vecchio schema al quale in Toscana siamo abituati e che ha fatto perdere molte opportunit­à a Forza Italia, quando ancora guidava la coalizione. Ancora ricordiamo i candidati sindaci di Firenze trovati all’ultimo minuto…

Tuttavia, i problemi maggiori ce li ha il centrosini­stra. La sensazione è che il Pd non sappia bene come gestire i prossimi appuntamen­ti elettorali, perché in assenza di una bussola ognuno, legittimam­ente, fa per sé. Firenze, Livorno, Prato, Empoli, sono soltanto alcune della città in cui fra poco si voterà. I sindaci uscenti di centrosini­stra, laddove ci sono, si tengono a distanza dal dibattito del Pd. Preferisco­no non parlare dello stato di salute dei Democratic­i, convinti che tanto non porti un solo voto e che, anzi, casomai ne faccia perdere parecchi. La lontananza dei sindaci dal congresso è forse uno dei segnali più preoccupan­ti per un partito che in una sua stagione recente aveva investito gli amministra­tori locali di una certa responsabi­lità politica. Oggi non è più così, ma non perché il partito centrale li trascura; sono direttamen­te loro a evitare di mischiarsi con le beghe di un congresso che sembra celebrarsi su Marte.

Il Pd è ai minimi, senza alcun dibattito delle idee Così i primi cittadini si tengono alla larga dai congressi, timorosi di perdere voti

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Matteo Biffoni, presidente Anci e sindaco di Prato
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