Costanza, prima donna d’oro sulla canoa
La fiorentina Bonaccorsi è stata la prima donna italiana a vincere il Mondiale nella discesa, in Valtellina
I suoi fratelli maggiori, Niccolò e Lapo, avevano già iniziato a pagaiare. Lei, sul fiume ci finì non tanto per scelta personale quanto per un’esigenza logistica dei genitori: accompagnare i tre figli nella stessa, rinomata società che sorge sulla riva sinistra dell’Arno, all’altezza del quartiere di Gavinana, ovvero la Canottieri Comunali.
Da questa «semplificazione» nella gestione del tempo libero familiare, nessuno si sarebbe mai immaginato che una ragazzina fiorentina di 10 anni con i capelli raccolti a mezzacoda e un carattere introverso riuscisse un giorno a portare i colori azzurri del kayak femminile dove non c’erano mai stati; a iscrivere il proprio nome nella storia recente di una disciplina conosciuta solo grazie ai trionfi a cinque cerchi firmati da Antonio Rossi e Josefa Idem.
La straordinarietà dell’intensa e fulminea carriera di Costanza Bonaccorsi è legata anche alla scelta tecnica che questa atleta classe 1994 da sempre allieva del tecnico Niccolò Pandolfini operò dopo aver conquistato a livello juniores i titoli nazionali nella «maratona» e le vittorie mondiali a squadre nella «classica»: dedicarsi al K1 discesa sprint, specialità non olimpica, durissima, che ti impone di scendere fiumi e torrenti ribollenti di schiuma su un’imbarcazione monoposto, di affrontare insidiose rapide e improvvisi gorghi, di superare larghe buche, di evitare con prontezza i pericolosi sassi che affiorano in superficie.
Precocissima nei risultati, Costanza Bonaccorsi oltre al talento dimostra subito di possedere due qualità fondamentali per emergere ai livelli più alti: determinazione e coraggio. Quando l’Arno diventa una tavola troppo piatta, ecco la necessità di cercare corsi d’acqua mossi, come la Sieve che diventerà la sua seconda palestra naturale nel delicato passaggio dalla categoria junior a quella senior, avvenuta nel 2013, allorché l’atleta tesserata Canottieri Comunali Firenze è già terza nella prova a squadre ai Mondiali di Solkan, in Slovenia. Se Costanza in Italia ha bruciato le tappe e sbaragliato da 17enne tutte le avversarie ai tricolori under 21 e under 23, il suo nome si appresta ora a diventare celebre a livello internazionale.
I mondiali assoluti di discesa 2014, che si tengono a Pieteda, in Valtellina, sul fiume Adda, sono l’occasione giusta per provare a inserirsi tra le grandi di questo sport, puntando al titolo mai conquistato da un’atleta azzurra. La canoista fiorentina prepara la storica impresa senza un supporto economico (contattata dalla Marina, rifiuterà per scelta di vita di affidarsi a un corpo militare) e in un simbiotico rapporto di collaborazione con il suo allenatore Niccolò Pandolfini, l’altra metà del successo, colui che le ha insegnato a mulinare, con forza e sincronismo, le pale della pagaia. Arriva all’appuntamento iridato forte dei successi giovanili, carica del lavoro di 12 mesi consumati tra i raduni federali e durissimi allenamenti casalinghi, ormai sempre più strutturata atleticamente da atleta senior, nonostante i suoi diciannove anni d’età. Le avversarie più temute sono sempre le stesse — francesi e tedesche, svizzere e ceche — e possono vantare una maggiore esperienza. Costanza sente particolarmente il Mondiale, nelle prove e nelle qualifiche è sotto pressione, tesa e nervosa, come spesso le accade, ma anche pronta a sorprendere tutti nel momento decisivo, sprigionando in poco più di 40 secondi l’energia accumulata per giorni, settimane e mesi. Proprio come lei sa fare.
Ed è quello che puntualmente accade sabato 14 giugno 2014, giorno della finale. La giornata è soleggiata, ma l’Adda è gonfio di onde, impetuoso, e promette di non fare sconti a nessuna delle discesiste. Il miglior tempo, quando ancora cinque atlete devono scendere in acqua, è della francese Charlene Le Corvaisier (44”08). Costanza parte con il caschetto bianco, digrigna i denti e mette paura.
La sua discesa è fluida, elegante, decisa. Riesce a trovare le giuste aperture nel corso d’acqua, a mantenere il suo kayak stabile e molleggiato nella parte centrale, quella decisiva. Le pagaiate sono portate con potenza mista a tatticismo, e dopo aver fatto registrare il miglior intertempo, la canoista fiorentina taglia il traguardo, si piazza la pagaia in spalla, consapevole di aver offerto una prestazione straordinaria. Non è ancora consapevole dell’impresa che ha compiuto, perché deve scendere altri metri prima di vedere stampato sul tabellone il proprio tempo, 43”38: sette, lunghi decimi meglio della francese. È prima. Devono ancora scendere quattro atlete, una dopo l’altra, ma né l’altra transalpina Siixite Malaterre, né la tedesca Sabine Elleser, né la svizzera Sabine Eichenberger, né tantomeno la deludente ceca Michala Mruzkova riescono a fare meglio.
Costanza Bonaccorsi ha fatto la storia: è la nuova campionessa mondiale, prima donna italiana a raggiungere questo traguardo che vale quanto un oro olimpico. Lei si trova all’arrivo, il suo allenatore Niccolò Pandolfini è rimasto alla partenza. È il momento di cercarsi, di festeggiare insieme. Si vengono incontro lungo la strada che, costeggiando il fiume, attraversa un piccolo borgo alpino. Si vedono, si salutano, sorridono all’unisono, si corrono addosso con un abbraccio interminabile che sancisce questo trionfo azzurro, la grande gioia per un trionfo tutto gigliato, made in Florence.
La Bonaccorsi si confermerà ai vertici mondiali anche nel 2015 a Vienna, nello stesso anno in cui vincerà anche gli Europei di Banja Luka, in Bosnia-Erzegovina. Sempre a Banja Luka, nel 2016, sarà terza in K1 classica nella prova iridata. Nel 2017 chiuderà la sua straordinaria carriera durata appena sette anni con 23 medaglie (9 ori, 5 argenti, 9 bronzi) tra Mondiali e Europei nonché la bellezza di 23 titoli italiani a livello individuale, per dedicarsi all’adorata professione di educatrice. Dopo aver ricevuto una valanga di riconoscimenti sportivi, oltre alla nomination (quale unica italiana) per i «World Paddle Awards», l’oscar della canoa mondiale.