Corriere Fiorentino

E Pezzella entrò nell’olimpo dei gladiatori

In campo nonostante l’infortunio, Pezzella da leggenda

- Di David Guetta

Chissà cosa gli avrebbe detto Astori a fine partita nello spogliatoi­o. Certamente non sarebbe stato da meno, se fosse toccata a lui la decisione di rimanere in campo da «zoppo» oppure lasciare la squadra in dieci.

Pezzella e Astori, stessa tempra e stesso cuore, anche se nati a diecimila chilometri di distanza l’uno dall’altro. E avrà certamente pensato al suo vecchio capitano German, quando ha fatto segno di no con la testa: «Non esco, in questa partita e con la squadra in difficoltà». Qualcosa che ha caricato pubblico e compagni ed è servito per strappare il pareggio. Nulla di eroico, per carità, eppure abbastanza per iscrivere Pezzella nella ristretta lista di quelli che non mollano mai, a costo di compromett­ere la stagione. Gladiatori viola che si guadagnano un posto nel cuore degli appassiona­ti di calcio, che a Firenze ha sempre privilegia­to i lottatori ai «fighetti». Un gesto che ha ricordato un argentino nello stesso ruolo, Daniel Passarella, che al dolorino ha sempre contrappos­to il ghigno del combattent­e.

Prendiamo poi un altro connaziona­le di Pezzella, il più grande di tutti: Gabriel Omar Batistuta, il campione che giocava con le caviglie martoriate e imbottite di novocaina. Sul finale della partita col Milan, con la Fiorentina in testa al campionato e sullo zero a zero, sente una fitta al muscolo mentre è davanti a Toldo per dare una mano alla difesa. Potrebbe e dovrebbe uscire, ma dice a Trapattoni che va bene così, che resta in campo. Non contento, parte in contropied­e affiancato da Costacurta che arranca alle sue spalle fino a quando sente un colpo secco alla coscia e si accascia in mezzo si brividi del Franchi. Sta inevitabil­mente fuori per oltre un mese. Chi glielo ha fatto fare?

Nessuno, solo la voglia di aiutare i compagni. Lo stesso sentimento che accompagnò per una stagione Gian Matteo Mareggini, l’anno della retrocessi­one in B nel 92/93. Doveva essere operato a una spalla, non riusciva ad essere lo stesso ottimo portiere dei due precedenti campionati, ma rimandò di continuo perché Mannini non dava le giuste garanzie e andò spesso in porta con le infiltrazi­oni.

Se qualcuno oggi gli chiede se lo rifarebbe, lui risponde senza esitazioni di sì, perché al cuore non si comanda. A volte si è talmente cocciuti da andare a un vero e proprio scontro con lo staff medico, come accadde a Rui Costa nella primavera del 1997. A Perugia, in una partita decisiva per la qualificaz­ione in Europa, gli venne imposto di stare a riposo, ma lui volle provare lo stesso la mattina e a Ranieri disse che se la sentiva. Mentiva a tutti, a cominciare da se stesso e a dieci minuti dal termine gli saltò il muscolo. Chiuse la stagione con un mese e mezzo di anticipo e anche per lui nessun rimpianto: lo rifarebbe. E pure il tanto vituperato Montolivo si sacrificò proprio nell’ultimo atto della sua tormentata vita a Firenze.

Nel maggio 2012 non avrebbe proprio dovuto giocare a Lecce nella partita decisiva per la salvezza, ma andò da Guerini e garantì la sua presenza rischiando di compromett­ere gli Europei con la Nazionale. Fu il migliore in campo e salutò tutti con un sorriso, in fondo lo stesso di Pezzella sabato sera alle 20. Perché se sai di aver dato tutto, ti senti in pace col mondo.

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German Pezzella, capitano argentino della Fiorentina
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 ??  ?? Sopra German Pezzella nel momento dell’infortunio contro il Napoli, sotto abbracciat­o da Chiesa a fine partita
Sopra German Pezzella nel momento dell’infortunio contro il Napoli, sotto abbracciat­o da Chiesa a fine partita
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Manuel Rui Costa
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Gianmatteo Mareggini
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Daniel Passarella

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