Corriere Fiorentino

ORGOGLIO E POLVERONI

- Di Alessio Gaggioli

Per Firenze è stata una giornata di orgoglio. L’Istituto degli Innocenti e l’avvio della festa per i suoi primi seicento anni. Da Agata Smeralda, la prima bambina accolta, al coro dei piccoli del Melograno che davanti al Capo dello Stato hanno intonato «Le cose che piacciono a me», la canzone più nota del film «Tutti insieme appassiona­tamente». Per una storia da celebrare un’altra che comincia lo stesso giorno: la tramvia. La prima fase del ritorno del tram a Firenze si è conclusa ieri con la partenza del primo Sirio verso Peretola su cui è voluto salire il presidente Sergio Mattarella. Tanti tricolori, tanti fiorentini desiderosi di tirare il fiato e curiosi di capire come la tramvia cambierà le nostri abitudini e la città di tutti i giorni. Ora Firenze dopo 14 anni di cantieri ha più che mai bisogno di orizzonti definiti. E in questo senso le incertezze su sottoattra­versamento Tav e aeroporto pesano come macigni. Specie perché il futuro è minacciato dalla più becera caciara. «La Tav di Firenze è un grandissim­o disastro. L’opera è d’interesse regionale, se riuscirann­o ad andare avanti senza di noi andranno avanti». Parole e musica del ministro Danilo Toninelli. E mentre Firenze si ritrova con una voragine al posto di una stazione il ministro scarica gli oneri sulla Regione. Forse perché a qualcuno non serve più (Ferrovie)? Forse perché il no alla Tav è pur sempre un evergreen Cinque Stelle? Così come il «Giglio magico» che avrebbe messo le mani su Peretola per incassare i soldi pubblici. Ma ora, fa intendere Toninelli, lo Stato entrerà in Toscana Aeroporti per gestire e controllar­e i furbacchio­ni e per evitare guai dall’Europa. Ma ci si può autoinvita­re in una società dove i privati che detengono quasi il 70% non hanno intenzione di aprire la porta? Certo che no. E l’Europa farà una maximulta all’Italia per i soldi pubblici a Peretola? Ad oggi sembra di no, anzi. Lo Stato, come dice Toninelli, può decidere di finanziare Pisa? No. E tre. Uno scalo con più di 5 milioni di passeggeri all’anno deve fare da sé. Così dice la legge. Che non segue la caciara. Ma che la caciara può offuscare fino a quando non diventa una insopporta­bile manfrina.

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