Convogli già tutti pieni e fiorentini alle finestre
Curiosi, turisti col trolley, dipendenti pubblici: 25 minuti su Sirio (con tanti dettagli da limare)
Alle 14,22, il tram numero 2 apre per la prima volta le porte a tutti i fiorentini. In piazza dell’Unità, si stenta ad entrare: c’è il pienone.
La gente spinge, guadagna a fatica i suoi pochi centimetri di spazio. Pur di esserci. Del resto, il tram è pieno di assessori, consiglieri comunali, dipendenti del Comune e della Regione, che in mattinata sono andati in auto fino a Peretola per essere presenti al taglio del nastro istituzionale. E ora devono tornare indietro a riprendere la macchina: «Devo farlo, perché più tardi rientro a Bagno a Ripoli e lì la tramvia non arriva. Per ora», dice a metà tra la promessa e la minaccia un sorridente Stefano Giorgetti, l’assessore alla mobilità. Il tram parte a passo d’uomo, tra incroci e pedoni in stazione si muove con circospezione. E alla fermata Alamanni ci sono già i turisti col trolley. Ma spazio per tutti non c’è, devono attendere la seconda corsa. A dire il vero, sembra una corsetta di riscaldamento, una gita panoramica per fare le foto dai finestrini. Il tram accelera solo dopo l’incrocio con viale Belfiore, il punto più critico: ai semafori ci sono lunghe code, per Palazzo Vecchio sarà il nuovo rebus, come lo è stato — e ancora lo è — piazza Dalmazia. Superato il tunnel di palazzo Mazzoni, ci si proietta in un’altra dimensione: addio strade, le verghe corrono in un percorso protetto. Davanti al cratere della stazione Foster, partono gli sfottò a Toninelli: «Che si dia una mossa...», dicono i sostenitori della Tav. Lungo via Gordigiani i fiorentini si affacciano dalle finestre, escono dai bar e dai negozi per vedere il risultato di anni di cantieri e di pazienza. Ma il tram non è la locomotiva di Guccini: si ferma ai semafori come un’auto qualsiasi: «La sincronizzazione dei semafori è un lavoro complesso. Perché tutte le precedenze siano a punto ci vorrà qualche settimana», spiega a bordo Giacomo Parenti, direttore generale di Palazzo Vecchio, mentre arrivano gli spintoni dei primi passeggeri che alle fermate si fiondano dentro malgrado non ci sia spazio per uno spillo. Sirio va piano e chi vuole ammirare il panorama è contento, come la signora che indica il liceo Da Vinci: «Qui ci studiavo, magari ci fosse stata la tramvia». Sul cavalcavia di Novoli, dove la pista ciclopedonale è ancora un cantiere, si apre il panorama sul quartiere che più di tutti ha atteso questo giorno. «Al massimo sei mesi dopo l’inaugurazione del Polo di Scienze Sociali, a Novoli ci sarà la tramvia», si sentirono rassicurare dall’allora rettore Augusto Marinelli, una ventina d’anni fa, gli studenti che protestavano contro il trasferimento da via Laura. Il polo entrò in funzione il 7 gennaio 2004, la tramvia 181 mesi dopo.
Novoli oggi significa anche centri commerciali, cinema, la Regione, il Tribunale. Una città fuggita dal centro che oggi finalmente ci torna. Qui tram e traffico non si sfidano, corrono paralleli, ci sono le bici che viaggiano sulla nuova ciclabile rosso Shining. E quando in massa i dipendenti della Regione scendono in via di Novoli, subito il tram si riempie di nuovi passeggeri. Percorsa la trincea Guidoni, a Peretola si arriva dopo 25 minuti di viaggio. Tre minuti ancora da limare. All’aeroporto è il pienone di festanti, mentre l’ingegnere Filippo Ferraro (punto di riferimento per informarsi online sui cantieri) versa spumante nei bicchieri di plastica. Ma tra i curiosi del debutto ci sono già i passeggeri veri, turisti appena scesi dall’aereo con i valigioni, e fiorentini, anziani, mamme, studenti, tutti a bordo gratis. «Io sto a Quaracchi — racconta un giovanissimo — Quando ci sarà la navetta per arrivare al tram mi cambierà la vita». Di particolari da sistemare ce ne sono molti: le ruote che cigolano sulle verghe, il lungo stop all’incrocio con via Torre degli Agli, quasi una beffa, in cui il tram dà la precedenza al 22 di Ataf o il cantiere ancora in corso al Ponte all’Asse.
A salutare il ritorno del tram in stazione c’è la triste via Guido Monaco, una strada fantasma, le saracinesche abbassate, c’è solo una ragazza in bici. La giovane non si sposta e in via Alamanni costringe Sirio a rallentare. In anni di cantieri, per qualcuno le verghe del tram sono diventate i confini di una pista ciclabile. Per abituarsi serve tempo.
Scusate il ritardo
«Sei mesi dopo l’inaugurazione del Polo universitario ci sarà il tram» disse l’allora rettore Marinelli, sbagliando solo di circa quindici anni