Mazzette, imprenditore assolto in Appello
L’inchiesta per corruzione all’Agenzia delle Entrate. Ribaltata la sentenza
Era stato condannato dal tribunale a 1 anno e 4 mesi per aver consegnato una mazzetta da 12 mila euro a Nunzio Garagozzo, ex direttore provinciale dell’agenzia delle entrate, in cambio di uno sconto fiscale. Ieri la corte d’appello ha spazzato via quella sentenza, assolvendo con formula piena l’imprenditore Massimo Bacci, amministratore della società Centro Seta (difeso dagli avvocati Antonio D’Avirro e Matteo Ormi). Non ha commesso il fatto, per i giudici della seconda sezione che hanno anche revocato l’ammenda di 36 mila euro inflitta in primo grado per illecito amministrativo all’azienda tessile. «È una sentenza importante — commentano i difensori — perché stabilisce, come sempre abbiamo sostenuto, che Bacci fu vittima di concussione e non un corruttore: è stato indotto con pressioni psicologiche a consegnare quel denaro».
In primo grado, nel maggio 2017, il processo si era anche chiuso con un patteggiamento per l’ex direttore dell’agenzia delle entrate (8 mesi di reclusione) e per il commercialista (1 anno), accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Era già la terza condanna per Garagozzo, finito al centro dell’inchiesta sul giro di tangenti. Lui, a dicembre, ha finito di scontare tutte le condanne (5 anni complessivi) e ha restituito le bustarelle incassate. Per il pm Paolo Barlucchi, si adoperava per accomodare le pratiche di professionisti e imprenditori colpiti da accertamenti fiscali, in cambio di mazzette. Il meccanismo era sempre lo stesso, secondo l’accusa: faceva sottoscrivere «l’accertamento con adesione» e cancellava i rilievi di alcune violazioni. In questa vicenda, secondo la ricostruzione della Procura, aveva ricevuto tra il 2012 e il 2013, attraverso la mediazione del commercialista Mencucci, una tangente di 12 mila euro da Bacci in cambio dell’annullamento di due rilievi per l’accertamento di maggiori ricavi ottenuti dalle vendite a stock e di campionari con un risparmio d’imposta di quasi 220 mila euro.
Primo grado
Bacci era stato condannato a 1 anno e 4 mesi. I legali: «Fu indotto a pagare»