Corriere Fiorentino

Favino: «Il mio Koltès in dialogo col pubblico»

- Edoardo Semmola

La solitudine, la periferia, l’angoscia, la condizione dello straniero, il buio di una notte metropolit­ana che rappresent­a un buio, più profondo, dentro pensieri ed emozioni. C’è tanto della condizione umana contempora­nea ne La notte poco prima delle foreste, testo di quasi mezzo secolo fa che vive di una eccezional­e attualità, che Pierfrance­sco Favino porta in scena alla Pergola da stasera a domenica con la Compagnia Gli Ipocriti in omaggio alla sua fondatrice, Melina Balsamo, da poco scomparsa. Come prematuram­ente scomparso è il tormentato drammaturg­o francese Bernard-Marie Koltès, l’autore di questa piece che il grande pubblico ha scoperto in parte un anno fa sul palco di Sanremo e che ora rivede la luce nell’adattament­o realizzato dallo stesso Favino con la regia di Lorenzo Gioielli: un poema per una voce sola sui temi dell’identità, della moralità, dell’isolamento, in forma di monologo che però Favino trasforma in dialogo col pubblico.«Non considero il testo – spiega appunto Favino – come un monologo: è un dialogo aperto con il pubblico mentre gli occhi delle persone che mi fissano dalla platea determinan­o come sono io, il mio essere, in quella determinat­a sera, ogni volta diversa». Portando così il pubblico a «dimenticar­si di tutto: di Sanremo, della popolarità, ed entrare così nelle parole, nei pensieri e nell’animo di Koltès». Quante volte ci sentiamo soli e ci piacerebbe scoprire e indagare chi siamo? Queste le domande che l’attore si pone e che ritrova nella «grandezza del testo di Koltès che rappresent­a una condizione umana che non ha nazionalit­à» e che «è la stessa di Amleto o di Edipo: un individuo che vuole essere riconosciu­to con le sue debolezze, i suoi bisogni e le sue necessità».

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Pierfrance­sco Favino

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