Le foibe, l’Istria: due vie per ricordare
Firenze omaggia una martire dei titini e l’esule don Stefani. Rossi: le colpe del Pci
Una strada per Norma Cossetto, un’altra per don Luigi Stefani. Il Consiglio comunale di Firenze ha deciso (all’unanimità) di ricordare così la tragedia di quanti furono uccisi nelle foibe e dell’esodo forzato dalla ex Yugoslavia. Esultano Forza Italia e Fratelli d’Italia. E nel Giorno del Ricordo, il governatore Enrico Rossi ricorda le colpe del Pci e della sinistra: «Abbiamo negato l’orrore» ha detto in Consiglio regionale.
Diciotto anni dopo l’intitolazione di Largo Martiri delle Foibe Firenze avrà due strade dedicate alle vittime delle tragedia e all’esodo degli italiani dalla ex Yugoslavia. Il Consiglio comunale ieri ha infatti approvato all’unanimità l’intitolazione di due luoghi alla memoria di Norma Cossetto, vittima delle foibe, e don Luigi Stefani che nel capoluogo toscano divenne punto di riferimento dei profughi dalmati e istriani, oltre ad una targa a Sant’Orsola dove gli esuli furono ospitati. Un sì alla proposta avanzata da Forza Italia e Fratelli d’Italia che arriva per la commemorazione solenne del Giorno del Ricordo. Nel Consiglio regionale dedicato al ricordo delle Foibe, Enrico Rossi ha preso nettamente le distanze anche dal Pci, il suo ex partito. «Il silenzio non era più giustificabile. Di questa dimenticanza oggi, noi non dobbiamo tacere, assumendoci le nostre responsabilità per avere negato, sminuito, l’orrore contro l’umanità rappresentato dalle foibe e poi il dolore dell’odissea dell’esodo — ha detto Rossi in aula durante la commemorazione — Le parti politiche, per via delle logiche legate alla guerra fredda, tennero celata una vicenda che continuava a rappresentare una ferita profonda nel nostro Paese. Ci sono state le parole feroci nei confronti degli esuli istriani e dalmati scritte da Palmiro Togliatti nel 1946 sull’Unità, ma anche le eccezioni, come a Livorno, dove mille profughi furono accolti nella zona di Calambrone e nel quartiere Sorgenti. Il Comune e i Carabinieri costituirono un fondo per l’acquisto di libri e materiale scolastico per aiutare i ragazzi». Nella seduta ha parlato anche di Davide Rossi, vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati e racconto don Franco Cerri, parroco di Lunata in Lucchesia, ha raccontato come lui fu a lasciare Zara e a venire in Italia come profugo e la sua famiglia decimata. «L’onta di aver relegato il ricordo dei martiri delle foibe a un orribile parcheggio, oggi per giunta quasi inaccessibile, alla fine di Viale Milton, è stata cancellata — hanno detto in Palazzo Vecchio i consiglieri Francesco Torselli, Arianna Xekalos, Jacopo Cellai e Mario Tenerani — Finalmente esisteranno dei veri luoghi del ricordo del dramma delle foibe anche a Firenze». padre, Giuseppe Cossetto, era un dirigente importante del Partito Fascista, fu podestà di Visinada e ufficiale della Milizia Volontaria e dopo l’8 settembre fu trasferito a Trieste. La famiglia cominciò a ricevere minacce, Norma fu fermata e rilasciata ma il giorno dopo arrestata dai partigiani di Tito — la sorella Licia tentò senza successo di farla rilasciare — e poi fu portata a Antignana dove fu stuprata, seviziata e infine nella notte tra il 4 e 5 ottobre gettata assieme ad altri prigionieri nella foiba.
Don Stefani arrivò nel 1945 a Firenze ed oltre ad assistere i profughi dalmati e istriani si dedicò all’insegnamento presso vari istituti fiorentini, fra cui l’Istituto Agrario, il Sacro Cuore, il liceo linguistico di via Ghibellina e il Don Gnocchi di Pozzolatico. Per primo a Firenze creò un consultorio familiare e, nel 1955, fondò l’Opera giovanile del fraterno soccorso «Antonio Rosmini», in cui coinvolse centinaia di giovani.
Don Cerri ha detto di parlare «per mia madre e mio fratello, costretti a lasciare, nel
❞ Forza Italia e FdI Cancellata l’onta di aver relegato la memoria dei martiri a un orribile parcheggio La città avrà finalmente dei veri luoghi del ricordo del dramma
La testimonianza