Corriere Fiorentino

Presa la banda dei ladri «pendolari» Case svaligiate in mezza Toscana

Partivano in treno da Firenze, 29 colpi in una estate: «Finestre aperte, c’è da lavorare»

- Simone Innocenti

Si davano appuntamen­to a Firenze, alla stazione di Rifredi, poi salivano sul treno e andavano a rubare in mezza Toscana. Anzi, come dicevano loro al telefono, «andiamo a lavorare perché col caldo le finestre sono aperte». In meno di tre mesi hanno messo a segno colpi ovunque: a San Miniato, a Pontedera, a Cecina, a Poggibonsi ma anche a Firenze e a Montelupo Fiorentino. «Prendevano il treno per evitare di essere controllat­i», spiega il procurator­e capo Giuseppe Creazzo, titolare dell’inchiesta che ha portato all’arresto di nove persone: tre di loro, quelli che dovevano essere ai domiciliar­i, sono nel frattempo evasi da casa e sono scappati.

Uno è stato fermato poco prima di salire su un volo diretto in un paese dell’Est.

Sono nove albanesi, quelli arrestati dalla sezione «reati contro il patrimonio», che è un’articolazi­one investigat­iva diretta da Alessandro Gallo in seno alla squadra mobile diretta. Hanno tra i 19 e i 47 anni. Molti di loro, fino all’incendio che divampò settimane fa, vivevano all’ex Hotel Concorde. Si erano spostati in un appartamen­to di viale Corsica, che un connaziona­le — senza alcun precedente penale — aveva affittato a suo nome.

I malviventi agivano di notte, quando i proprietar­i dormivano, approfitta­ndo nella maggior parte dei casi delle finestre lasciate aperte per il caldo in estate. In altri casi forzavano gli infissi dopo averli raggiunti arrampican­dosi sulle grondaie. Per evitare che si potesse risalire a loro, arrivavano sui luoghi dei furti col treno, col volto spesso parzialmen­te travisato e indossando sempre i guanti. Prima di entrare in azione spegnevano sempre i telefoni oppure, per depistare gli investigat­ori, li lasciavano accesi in un’abitazione di fortuna.

Gli investigat­ori della squadra mobile, diretta da Nino De Santis, li hanno individuat­i grazie a un telefono cellulare, risultato rubato, dimenticat­o in carica in un’auto, anch’essa rubata in occasione di un furto in abitazione, abbandonat­a dai malviventi dopo in colpo.

I 29 furti contestati alla banda sono stati messi a segno in vari comuni nelle province di Firenze, Livorno, Pisa e Pistoia. Tra gli arrestati, finiti e in manette ieri a Firenze, Pontassiev­e, Calenzano e Marina di Massa, anche il sospetto ricettator­e seriale del gruppo e una donna che veniva contattata dai ladri per «recuperarl­i» dopo i furti. I malviventi sono accusati anche di 14 episodi di ricettazio­ne. Tra di loro c’è anche chi deve rispondere di minaccia. In un’occasione infatti la vittima, svegliata durante il furto, si vide puntare un coltello da uno dei ladri.

Durante le perquisizi­oni i poliziotti hanno scoperto un vero e proprio «tesoretto»: borse di marca, preziosi, gioielli ma anche 30 mila euro in contanti divisi in banconote di piccola taglia.

«Gente del mestiere», li hanno definiti i poliziotti. Tra gli arrestati c’è anche l’albanese che, settimane fa, fu preso dopo un inseguimen­to per le colline di Greve in Chianti dopo che aveva visto una macchina delle forze dell’ordine. Il gip Gianluca Mancuso parla di «ampia gittata del gruppo criminale», capace di colpire con determinaz­ione.

L’operazione

Nove persone in arresto: i furti nelle province di Firenze, Livorno, Pisa e Pistoia

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Spesso, ad aspettare i ladri davanti alle case in cui andavano a rubare, c’era una complice con l’auto

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