Corriere Fiorentino

Nuovi leader cercasi

Lo stop di Pezzella arriva nel momento più delicato: ora tocca a Chiesa, Benassi e Veretout spingere la squadra

- Matteo Magrini

Ci sono persone, prima che calciatori, che «pesano di più». Li chiamano leader e, in ogni spogliatoi­o, ce n’è (o ce ne dovrebbe essere) almeno uno. È una questione di personalit­à e, quando mancano, la differenza si sente. Da un punto di vista tecnico, certo, ma non solo. Perché sono punti di riferiment­o e con loro in campo (e nello spogliatoi­o) sai che ci sarà sempre qualcuno su cui contare.

Per questo, l’infortunio di Pezzella, è particolar­mente grave per la Fiorentina. Perché è il difensore più forte, perché sta giocando una stagione (quasi) perfetta e perché, appunto, è il capitano. Quello che ha raccolto in tutto e per tutto l’eredità di Astori. «Quando sono arrivato — ha raccontato Pioli dopo la gara col Napoli — avevamo tre leader. Davide, Badelj e German... speriamo che il suo guaio non sia serio». Una speranza, purtroppo, rimasta tale. E così, oltre a dover studiare il miglior modo per sostituirl­o nelle partite che dovrà affrontare da qua ai prossimi 40 giorni, il mister si ritrova anche a dover gestire l’altra faccia del problema. La domanda è semplice: c’è, nella Fiorentina, qualcuno in grado di mettersi in testa alla truppa come ha dimostrato di saper fare l’ex River Plate? Partiamo dalle certezze e, quindi, dall’aspetto più importante. La fascia da capitano andrà sul braccio di Federico Chiesa. Uno che, per molti tifosi, avrebbe dovuto raccoglier­e l’eredità di Astori fin da subito. Giovane, cresciuto nel settore giovanile, fiorentino nell’anima. La storia non potrebbe essere più bella e, chi lo conosce, assicura che sia pronto ad assumersi in pieno la responsabi­lità. Del resto, in un certo senso, c’è abituato. È già individuat­o da tutti come il simbolo della Fiorentina e, in campo, è quasi sempre a lui che la squadra si appoggia nei momenti di difficoltà. La speranza, è che siano prove tecniche di futuro, anche se lui stesso, nell’intervista rilasciata sabato a SportWeek, ha sottolinea­to quanto «sia difficile, nel calcio di oggi, diventare bandiera di un club».

E poi Benassi. Da domenica infatti, sarà lui il vice capitano. Una sorpresa, forse, per qualcuno. Eppure, Marco, ha già portato la fascia sia al Torino che in Nazionale Under 21. Non ama esporsi in pubblico ma, nel gruppo, si fa sentire eccome. Più volte, per esempio, ha parlato con Pjaca, cercando di stimolarlo e confortarl­o. «Non devo essere io a definirmi leader — raccontò al Corriere Fiorentino qualche mese fa — ma mi piace aiutare i compagni e, se posso, lo faccio». Chiesa, Benassi, ma non solo. Biraghi, per esempio, ha un ruolo che va oltre quello che si vede sul campo.

Carattere forte, a volte spigoloso, ma sempre e comunque pronto a metterci la faccia. Per se stesso, e per i compagni. La scomparsa di Davide gli ha lasciato dentro un vuoto enorme ma, allo stesso tempo, lo ha reso più forte.

L’anima italiana della Fiorentina insomma, in questo momento sarà particolar­mente importante. Senza dimenticar­e Veretout (un altro che, senza troppe parole, viene riconosciu­to dagli altri come un leader) e, soprattutt­o, Luis Muriel. Appena arrivato, e già riferiment­o assoluto. Il suo discorso prima del match col Chievo, nello spogliatoi­o, ha colpito tutti e, da quel momento, il colombiano è diventato uno di quelli che, non soltanto tecnicamen­te, conta di più. E poi, German, sarà sempre lì. Al fianco del suo allenatore, e dei suoi compagni.

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In alto Federico Chiesa con la fascia da capitano, sotto Marco Benassi

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