Corriere Fiorentino

Per il gip non contagiò il partner. La Procura: sentenza da annullare

- Valentina Marotta

Il giudice ha assolto il giovane sieroposit­ivo accusato di aver contagiato il partner, ma ha «male interpreta­to» la perizia del virologo e non ha considerat­o la denuncia dell’ex. «È una sentenza illogica e contraddit­toria». Per questo la Procura ha chiesto alla Corte di Cassazione di annullare quel verdetto. Tre le censure sollevate dalla pm Christine von Borries. La prima. Il gip ha disatteso la perizia secondo cui «la trasmissio­ne del virus certamente può esserci stata». Non solo. Ha acquisito un’integrazio­ne a quella perizia fuori dall’udienza, per posta elettronic­a, ma per legge non poteva farlo. C’è di più. Per la Procura, quella sentenza è «carente» perché ha trascurato le denunce dell’ex compagno e di altri due giovani ai quali l’imputato, per avere rapporti sessuali non protetti, aveva nascosto di essere sieroposit­ivo e raccontato di avere un’allergia al lattice. A far partire l’inchiesta, la denuncia di un giovane contagiato dall’Hiv. Aveva conosciuto il rumeno, commesso di una boutique, su Facebook, nel 2015. Il rumeno gli aveva raccontato che era stato adottato da una famiglia veneta. La sua era stata un’infanzia felice anche se aveva affrontato malattie terribili: prima la leucemia, poi l’anoressia. Soffriva di un’allergia al lattice che gli impediva di usare il preservati­vo. Il commesso lo aveva rassicurat­o: «Non ti farei mai del male». E l’amico aveva accettato rapporti non protetti. Due mesi dopo, però il rumeno aveva confessato di essere sieroposit­ivo dal 2013, giustifica­ndo quell’inganno con un’altra menzogna: «Sono malato terminale di cancro». Ancora per amore, il giovane gli era rimasto accanto. Ma nel 2016, il commesso aveva confessato all’amico di avergli raccontato altre bugie. A quel punto il fidanzato lo aveva lasciato. Ed era stato allora che aveva scoperto di essere sieroposit­ivo. Si era imbattuto su Fb in altri ragazzi che avevano avuto relazioni con il commesso. Così lo aveva denunciato per evitare che anche altri potessero subire la stessa sorte. La querela dell’ex partner «è del tutto credibile — scrive la pm Von Borries — Il commesso sapeva di essere infetto e non lo ha comunicato ai partner di turno che dovevano poter decidere se rinunciare all’uso del preservati­vo per scongiurar­e il contagio».

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