Per il gip non contagiò il partner. La Procura: sentenza da annullare
Il giudice ha assolto il giovane sieropositivo accusato di aver contagiato il partner, ma ha «male interpretato» la perizia del virologo e non ha considerato la denuncia dell’ex. «È una sentenza illogica e contraddittoria». Per questo la Procura ha chiesto alla Corte di Cassazione di annullare quel verdetto. Tre le censure sollevate dalla pm Christine von Borries. La prima. Il gip ha disatteso la perizia secondo cui «la trasmissione del virus certamente può esserci stata». Non solo. Ha acquisito un’integrazione a quella perizia fuori dall’udienza, per posta elettronica, ma per legge non poteva farlo. C’è di più. Per la Procura, quella sentenza è «carente» perché ha trascurato le denunce dell’ex compagno e di altri due giovani ai quali l’imputato, per avere rapporti sessuali non protetti, aveva nascosto di essere sieropositivo e raccontato di avere un’allergia al lattice. A far partire l’inchiesta, la denuncia di un giovane contagiato dall’Hiv. Aveva conosciuto il rumeno, commesso di una boutique, su Facebook, nel 2015. Il rumeno gli aveva raccontato che era stato adottato da una famiglia veneta. La sua era stata un’infanzia felice anche se aveva affrontato malattie terribili: prima la leucemia, poi l’anoressia. Soffriva di un’allergia al lattice che gli impediva di usare il preservativo. Il commesso lo aveva rassicurato: «Non ti farei mai del male». E l’amico aveva accettato rapporti non protetti. Due mesi dopo, però il rumeno aveva confessato di essere sieropositivo dal 2013, giustificando quell’inganno con un’altra menzogna: «Sono malato terminale di cancro». Ancora per amore, il giovane gli era rimasto accanto. Ma nel 2016, il commesso aveva confessato all’amico di avergli raccontato altre bugie. A quel punto il fidanzato lo aveva lasciato. Ed era stato allora che aveva scoperto di essere sieropositivo. Si era imbattuto su Fb in altri ragazzi che avevano avuto relazioni con il commesso. Così lo aveva denunciato per evitare che anche altri potessero subire la stessa sorte. La querela dell’ex partner «è del tutto credibile — scrive la pm Von Borries — Il commesso sapeva di essere infetto e non lo ha comunicato ai partner di turno che dovevano poter decidere se rinunciare all’uso del preservativo per scongiurare il contagio».