Tutto sull’Europa, per non perdere il gusto della sfida
Meno di un mese per indirizzare, forse definitivamente, la stagione della Fiorentina e per capire se dovrà essere archiviata come fallimentare (eguagliare o peggiorare il piazzamento dello scorso anno lo sarebbe anche a detta dei protagonisti) oppure come le basi di una ripartenza. Spal, Inter, la semifinale di andata con l’Atalanta, ancora i bergamaschi in campionato e poi la Lazio. Passa da qui il presente e, soprattutto, il futuro della società viola. Perché mentre Pioli dovrà giocarsi tutto sul campo (anche la propria conferma che al momento in Fiorentina assicurano essere comunque non in discussione), i dirigenti lavorano alle strategie per la Fiorentina che verrà e una partecipazione all’Europa League potrebbe anche regalare nuova linfa e ulteriori importanti risorse. Certo, la road map individuata per questa «nuova fase» non prevede al momento la costruzione di una squadra che abbia come obiettivo a breve termine la vittoria di un trofeo. E chi, tra i giocatori (anche se dovesse essere Chiesa), mettesse al primo posto la conquista di una coppa e volesse cercare fortuna altrove non sarà fatto prigioniero. D’altra parte le parole d’ordine nei corridoi del club sono chiare: puntare sui giovani fatti in casa (magari senza perderli come Zaniolo e Mancini), mai più spese folli tipo Gomez o Rossi, conferma dell’autofinanziamento per tutte le operazioni di mercato, investimenti immobiliari come il centro sportivo per i giovani (nei terreni vicino alla Sma) e nuovo stadio (la cui capienza prevista a 40 mila però potrebbe anche essere ridotta intorno ai 32 mila). I sogni di gloria, insomma, secondo la società servono a scaldare il cuore ma appartengono a un calcio che non c’è più e nel quale una realtà come la Fiorentina è destinata a ritagliarsi un nuovo spazio. Una nuova, si potrebbe dire, ragione sociale. Ma anche una nuova sfida, resa ancora più difficile dallo stesso mondo del calcio, refrattario sia a darsi le regole che poi a farle rispettare come nel caso del fair play finanziario, usato come una clava sulle medio-piccole e quasi sempre dimenticato quando si parla delle big. Un compito difficile quello che aspetta i dirigenti se è vero che, nonostante l’oculatezza delle ultime campagne acquisti, la Fiorentina chiuderà il proprio bilancio del 2018 con un disavanzo di circa 20 milioni. E allora una qualificazione in Europa, oggi più che mai, appare l’unica variabile in grado di spostare il punto di equilibrio fra le ambizioni e il bilancio, e in grado (magari) di consentire qualche eccezione al tetto ingaggi (Muriel che verrà riscattato guadagna già 2 milioni di euro) che non potrà, comunque, tornare alla soglia dei 60 milioni di euro. L’Europa come stella polare dunque e come stimolo per non rassegnarsi all’idea che possa bastare un posto nella parte sinistra della classifica per salvare una stagione. E il futuro della Fiorentina.