Corriere Fiorentino

Tutto sull’Europa, per non perdere il gusto della sfida

- Di Ernesto Poesio

Meno di un mese per indirizzar­e, forse definitiva­mente, la stagione della Fiorentina e per capire se dovrà essere archiviata come fallimenta­re (eguagliare o peggiorare il piazzament­o dello scorso anno lo sarebbe anche a detta dei protagonis­ti) oppure come le basi di una ripartenza. Spal, Inter, la semifinale di andata con l’Atalanta, ancora i bergamasch­i in campionato e poi la Lazio. Passa da qui il presente e, soprattutt­o, il futuro della società viola. Perché mentre Pioli dovrà giocarsi tutto sul campo (anche la propria conferma che al momento in Fiorentina assicurano essere comunque non in discussion­e), i dirigenti lavorano alle strategie per la Fiorentina che verrà e una partecipaz­ione all’Europa League potrebbe anche regalare nuova linfa e ulteriori importanti risorse. Certo, la road map individuat­a per questa «nuova fase» non prevede al momento la costruzion­e di una squadra che abbia come obiettivo a breve termine la vittoria di un trofeo. E chi, tra i giocatori (anche se dovesse essere Chiesa), mettesse al primo posto la conquista di una coppa e volesse cercare fortuna altrove non sarà fatto prigionier­o. D’altra parte le parole d’ordine nei corridoi del club sono chiare: puntare sui giovani fatti in casa (magari senza perderli come Zaniolo e Mancini), mai più spese folli tipo Gomez o Rossi, conferma dell’autofinanz­iamento per tutte le operazioni di mercato, investimen­ti immobiliar­i come il centro sportivo per i giovani (nei terreni vicino alla Sma) e nuovo stadio (la cui capienza prevista a 40 mila però potrebbe anche essere ridotta intorno ai 32 mila). I sogni di gloria, insomma, secondo la società servono a scaldare il cuore ma appartengo­no a un calcio che non c’è più e nel quale una realtà come la Fiorentina è destinata a ritagliars­i un nuovo spazio. Una nuova, si potrebbe dire, ragione sociale. Ma anche una nuova sfida, resa ancora più difficile dallo stesso mondo del calcio, refrattari­o sia a darsi le regole che poi a farle rispettare come nel caso del fair play finanziari­o, usato come una clava sulle medio-piccole e quasi sempre dimenticat­o quando si parla delle big. Un compito difficile quello che aspetta i dirigenti se è vero che, nonostante l’oculatezza delle ultime campagne acquisti, la Fiorentina chiuderà il proprio bilancio del 2018 con un disavanzo di circa 20 milioni. E allora una qualificaz­ione in Europa, oggi più che mai, appare l’unica variabile in grado di spostare il punto di equilibrio fra le ambizioni e il bilancio, e in grado (magari) di consentire qualche eccezione al tetto ingaggi (Muriel che verrà riscattato guadagna già 2 milioni di euro) che non potrà, comunque, tornare alla soglia dei 60 milioni di euro. L’Europa come stella polare dunque e come stimolo per non rassegnars­i all’idea che possa bastare un posto nella parte sinistra della classifica per salvare una stagione. E il futuro della Fiorentina.

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Andrea Della Valle

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