Leonardo (in 8 K) e la sua eredità
Dagli aerei ai robot: all’Odeon il film che mostra i risvolti contemporanei dei suoi Codici
Quanto e cosa dobbiamo a Leonardo da Vinci? La maestosità della sua arte, sarà la prima risposta. Ma non l’unica. Perché c’è un bel pezzo di presente e della nostra vita quotidiana, figlie del suo genio: dagli aerei ai robot per la chirurgia, dalla domotica alle ricerche sul cervello umano, elementi di ingegneria, teorie di balistica, approcci alla fisica, studi di paesaggistica, anatomia, medicina, urbanistica, fino all’osservazione della Luna. Lo scopriamo guardando Leonardo Cinquecento, il film di Francesco Invernizzi che da domani a mercoledì sarà proiettato nei cinema italiani e a Firenze all’Odeon nel cinquecentesimo anniversario della morte. La proiezione di domani alle 21 verrà introdotta da Cristina Acidini, mentre quella di mercoledì alle 21 da Antonio Natali, presente nel film, insieme al regista Francesco Invernizzi. Ed è proprio la presenza del «solo Natali» come fiorentino di questa produzione tutta milanese «l’unico difetto» che Acidini ha trovato: «Il film è molto orientato in chiave milanese, da Firenze hanno chiamato in causa il solo Natali e lo spettatore medio che poco sa di Leonardo farà fatica a capire che era fiorentino». Lo avessero chiesto a lei, aggiunge Acidini, «avrei reso più chiaro questo aspetto, non per campanile ma per verità storica, infatti la mostra che sto preparando a Palazzo Vecchio ha proprio come criterio il rapporto di Leonardo con Firenze». A parte questo, Leonardo Cinquecento è un documentario – prodotto da Magnitudo Film e girato in 8k, quindi altissima qualità dell’immagine – che esplora il genio di Vinci sotto molteplici aspetti: «Leonardo mette sempre alla prova – prosegue Acidini – Non si ha solo a che fare con la storia dell’arte ma entriamo a contatto con una cultura umanistica enorme, e il film lo fa capire bene mettendo l’accento sugli aspetti di indagine naturalistica e tecnologica che Leonardo ha tanto praticato e sempre inseguito». È l’aspetto più «mitizzato» di Leonardo «ma resta vero», perché aveva «una costante tensione verso la conoscenza e una visione universale che non si fermava di fronte a nessuna curiosità». Invernizzi parte dai Codici, li ha digitalizzati e analizzati grazie
❞
Cristina Acidini Evidenziati bene gli aspetti di indagine tecnologica, ma Firenze resta un po’ in ombra
all’intelligenza artificiale, affidandosi alla consulenza scientifica di esperti, storici, ingegneri e aziende del campo tecnologico per raccontare le ricadute nel mondo contemporaneo delle osservazioni leonardesche e di come trovino oggi applicazione nel lavoro quotidiano delle imprese.
Nel documentario troviamo la presenza di Claudio Giorgione del Museo Nazionale della Scienza e dalla Tecnologia di Milano, dell’architetto Stefano Boeri e del filosofo Massimo Cacciari. «La vera sfida – sottolinea il regista – è stata tradurre visivamente l’eredità immateriale di Leonardo rappresentandola nel contemporaneo con una visione approfondita e scientificamente valida». Tra i pregi più evidenti, fa notare ancora Cristina Acidini, i molti «embrioni di invenzioni» che mai avrebbero potuto diventare reali «altrimenti – scherza lei – staremmo parlando del film con Benigni e Troisi e non di un documentario attento a evitare sensazionalismi in stile Codice Da Vinci, molto serio e storicamente fondato».