Corriere Fiorentino

Giovannett­i, la mira d’oro alle Olimpiadi di Mosca

Il pistoiese Giovannett­i ai Giochi di Mosca non era tra i favoriti, ma sconfisse tutti Anche i campioni dell’Est

- Di Marco Massetani

Da tre giorni sparano, affacciati su un bosco di betulle. A volte riecheggia il sibilo di una trombetta per segnalare che il bersaglio è stato fallito. Siamo a Mytischtsc­hi, campo di tiro della Dynamo Mosca, una ventina di chilometri dalla capitale. È un anno di Guerra Fredda. È anche un anno olimpico vissuto sul filo della tensione internazio­nale dopo l’invasione sovietica in Afghanista­n. Nemmeno il sorriso limato della mascotte Misha riesce a rasserenar­e i Giochi Olimpici del 1980 che 65 Paesi hanno deciso di boicottare.

Sparano da domenica, i 34 campioni della specialità fossa individual­e. Nel mirino dei loro fucili cercano di inquadrare piattelli gialli di argilla che pesano 92 grammi, viaggiano a 130 km e possono uscire dalle macchine seguendo le più svariate traiettori­e. Ci sono i grandi favoriti al podio (il tedesco orientale Jörg Damme, il cecoslovac­co Josef Hojny). C’è l’indiano Karni Singh che si presenta in pedana con un vistoso turbante bianco. E poi ci sono due cecchini toscani. Il primo è Silvano Basagni, fiorentino, 41 anni, bronzo a Monaco 1972. Il secondo è 34enne con i capelli grigi e lo sguardo un po’ serioso che a Mosca affronta il noviziato olimpico. Si chiama Luciano Giovannett­i, viene da Pistoia (frazione Bottegone), nella vita gestisce un’armeria insieme al padre Silvano e trascorre i ritagli di tempo giocando a briscola e scopone. Si è avvicinato al tiro al volo dopo aver nutrito una precoce passione per la caccia. In carriera è stato campione europeo a squadre a Suhl 1978, e pur reduce dal trionfo nel Trofeo delle Nazioni di Montecatin­i il suo nome non rientra nella rosa degli aspiranti al titolo.

Pochi sanno che Luciano Giovannett­i è arrivato all’Olimpiade russa curando nei minimi dettagli la preparazio­ne. In allenament­o ha lavorato più sulla qualità che sulla quantità (spara in media solo’50.000 piattelli a stagione); ha seguito i consigli del dott. Giuseppe Calderaro sull’efficacia delle sedute di training autogeno per gli sportivi; ha adottato una dieta particolar­e suggerita dal prof. Vittorio Bonomini, il fondatore della scuola di nefrologia del Sant’Orsola di Bologna: prosciutto e grana per il pranzo, pastasciut­ta a cena, bandita la carne dal menu.

La notte di sabato 19 luglio che precede il primo giorno di gare si trasforma per Giovannett­i in un mezzo inferno a causa di un’improvvisa infiammazi­one a un dente. Le poche ore di sonno potrebbero compromett­ere la sua prestazion­e. Ma non accede niente di tutto questo. Giovannett­i e il suo collega fiorentino Basagni sono secondi in classifica (dietro a Jörg Damme) al termine della serie inaugurale di 75 colpi. Entrambi ne hanno sbagliato soltanto uno. In particolar­e, Giovannett­i ha visto in ritardo un piattello uscito dalle macchine in posizione destra laterale bassa. La perfezione assoluta arriva il giorno seguente, anche se sul campo di tiro della Dynamo Mosca si alternano sole e pioggia. Incitato da una trentina di tifosi giunti da Pistoia e Montecatin­i, Giovannett­i mette in mostra una prestazion­e superlativ­a. Chiude la seconda manche con 75 piattelli sbriciolat­i su 75, (regalando solo qualche apprension­e all’11°, colpito di seconda canna, e al 24°), scavalcand­o in classifica Damme, lasciandos­i ancora alle spalle Hojny e facendo registrare un provvisori­o ed eloquente 149/150.

La mattina di martedì 22 luglio 1980 si respira aria di prima medaglia azzurra a Mytischtsc­hi. Dalla capitale, a bordo di autovettur­e nere, sono giunti i vertici dello sport italiano: il presidente del Coni Franco Carraro, il capo missione Mario Pescante, il numero uno di Figc e Uefa Artemio Franchi. Tutti vogliono assistere agli ultimi 50 piattelli della fossa individual­e, la specialità nella quale Luciano Giovannett­i da outsider è diventato il favorito per l’oro. A tal punto che anche un consiglier­e federale ammette di aver scommesso 100 rubli sulla vittoria del toscano, incassando lo sguardo di rimprovero di Artemio Franchi: «E cosa mai sono queste scommesse?» ammonisce il grande capo del calcio europeo. Giovannett­i arriva al campo di tiro alle 9 di mattina, un’ora prima dell’inizio della sessione decisiva che è suddivisa in due serie di 25 piattelli. Indossa pantaloni di velluto marrone, maglione blu, giubbetto verde. In testa, il cappellino-portafortu­na dai colori un po’ sbiaditi. Abbraccia il fucile Beretta, si consulta con il responsabi­le tecnico azzurro Sabino Panunzio, infine si dirige verso una delle tre pedane con il pettorale n. 127. La prima serie è ancora una volta perfetta (25 su 25), nella seconda Giovannett­i stecca il 17° piattello. Mentre in tribuna Franco Carraro, tradito dalle emozioni, si volta dall’altra parte e Mario Pescante si nasconde la faccia tra le mani pur di non vedere, dai campi adiacenti dove sono impegnati gli altri big arrivano notizie più che confortant­i: sia Damme che Hojni hanno fallito due bersagli. Giovannett­i non lo sa e continua con una performanc­e di altissima precisione. Non sbaglia più niente, termina con lo score di 198/200. È oro davanti al russo Rustam Yanbulatov e al tedesco orientale Jörg Damme, rispettiva­mente secondo e terzo dopo il barrage.

Se a Bottegone suonano a festa le campane della chiesa di S. Michele Arcangelo, sul campo della Dynamo Mosca si festeggia la vittoria di Giovannett­i lanciando in aria il suo cappellino e perforando­lo con una fucilata. Mentre Luciano è portato in trionfo dagli amici, uno spettatore russo cerca di strappargl­i il pettorale e lui lo dissuade così: «Questo no, lo metto in cornice». Il vero imprevisto si verifica quando un gruppo di italiani convince l’addetto al cerimonial­e a issare la bandiera tricolore sul pennone, procedura non prevista per quei Paesi, come l’Italia, che hanno aderito ai Giochi con la formula del mezzo boicottagg­io. Il tricolore sventola appena, quindi viene velocement­e ammainato e sostituito dalla bandiera del Cio, per evitare guai . Ma la storica impresa di Giovannett­i vale un Inno di Mameli intonato quantomeno sulle tribune.

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 ??  ?? Sopra: Luciano Giovannett­i mostra l’oro a Franco Carraro e Mario Pescante. A lato: la gioia dopo la vittoria ed il podio. In alto: il pistoiese in azione
Sopra: Luciano Giovannett­i mostra l’oro a Franco Carraro e Mario Pescante. A lato: la gioia dopo la vittoria ed il podio. In alto: il pistoiese in azione
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