I suoi arrestati. Renzi: non mollo
Un post su Facebook: provvedimento ingiustificato, le sentenze lo dimostreranno
Alla fine Tiziano Renzi è stato «incastrato» dalle sue società, quelle che lui, lo scorso ottobre, aveva annunciato — con tanto di pagina a pagamento acquistata su un giornale — di voler abbandonare: «Mi arrendo — aveva annunciato dopo la richiesta di archiviazione della Procura di Roma nell’inchiesta Consip — ho 67 anni, una meravigliosa famiglia con dieci splendidi nipotini. Per adesso sto collezionando archiviazioni delle indagini contro di me e condanne in sede civile per chi mi ha diffamato. Io non posso più continuare a lavorare: la mia azienda è stata accusata ingiustamente di tutto. Per garantire il posto di lavoro ai collaboratori ho deciso di farmi da parte e ho dato incarico di vendere la società. Me ne vado a testa alta».
Ma secondo l’ordinanza che ieri ha portato agli arresti domiciliari i coniugi Renzi con l’accusa di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni, il loro obiettivo era un altro: «Massimizzare il profitto personale» attraverso una strategia precisa «che contemplava il fallimento delle cooperative». Non c’era la necessità di «fronteggiare una contingente crisi di impresa», scrive il gip Angela Fantechi, ma «un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale». La Delivery service, ad esempio, «ha manifestato le prime condotte irregolari pochi mesi dopo la sua costituzione, avvenuta nell’aprile 2019». Ultima della serie la Marmodiv, dove «è in corso, da parte dei Renzi, la fase dell’abbandono». Secondo la ricostruzione della Procura le cooperative fallite e la Marmodiv (per cui è stato chiesto il fallimento lo scorso settembre) sono state costituite essenzialmente per garantire alla Chil Post (poi Eventi 6) «di avere a disposizione lavoratori dipendenti senza dover sopportare i costi relativi». In pratica la Chil e la Eventi «si sarebbero avvalsi del personale formalmente assunto dalle cooperative le quali, una volta in difficoltà economiche, sono state dolosamente caricate dei debiti previdenziali e fiscali, ed abbandonate al fallimento. Le cooperative si sarebbero poi succedute nel tempo, mantenendo gli stessi dipendenti e gli stessi clienti».
«La reazione all’arresto? Incredulità, sconcerto e prostrazione», ha detto l’avvocato Federico Bagattini uscendo dall’abitazione di Rignano.
Insieme ai coniugi Renzi è stato arrestato anche Mariano Massone, uomo di fiducia di Tiziano e storico socio d’affari, finito con lui nell’inchiesta della Procura di Genova sul fallimento della Chil Post, azienda di marketing venduta nel 2010 da Renzi (per quella vicenda Massone venne condannato mentre la posizione di Tiziano fu archiviata).
In totale l’inchiesta della Procura di Firenze, coordinata dal procuratore Giuseppe Creazzo e dal procuratore aggiunto Luca Turco, conta 15 indagati: oltre ai tre arrestati ci sono tutti gli amministratori che si sono avvicendati nel tempo. Tra loro c’è anche l’avvocato Luca Mirco che della Marmodiv è stato presidente del consiglio di amministrazione dal dicembre 2015 al maggio 2016.
Il primo a indagare su questo «sistema» è stato il pm di Cuneo Pier Attilio Stea che si è occupato del crac della «Direkta Srl». Intorno a quella società ruotava un giro di cooperative, tra cui la Delivery Service di Renzi. Da Cuneo gli atti sono stati poi trasferiti alla Procura di Firenze.
L’arresto di ieri per Tiziano Renzi e la moglie è solo l’ultimo atto di una lunga storia. Il 4 marzo per loro si aprirà il processo per false fatture per quasi 200 mila euro. Insieme a loro è imputato anche il re degli outlet del lusso Luigi Dagostino. A ottobre per Tiziano Renzi da Roma era arrivata la richiesta di archiviazione sul fronte Consip. Renzi era indagato per traffico di influenze per aver fatto da facilitatore nelle gare d’appalto della centrale acquisti della pubblica amministrazione tramite l’imprenditore amico di Scandicci Carlo Russo. La procura di Roma nel chiedere l’archiviazione ritenendo che «non c’era alcun elemento che facesse supporre un accordo illecito con Russo» aveva però gettato delle ombre su Renzi senior dicendo di ritenere «non credibili» le sue affermazioni.
Gli altri indagati
Agli arresti anche Massone, storico socio Sono in tutto quindici le persone sotto accusa