Corriere Fiorentino

LA TOSCANA ARRETRA ALLEANZA PISA-FIRENZE

- Di Riccardo Varaldo*

Caro direttore, mi preoccupa ma non mi sorprende l’analisi di Antonio Calabrò sul Corriere Fiorentino del 2 aprile. C’è una «Questione toscana», dovuta al manifestar­si di un chiaro divario della nostra Regione in fatto di capacità di sviluppo.

E dunque di innovazion­e e creazione di occupazion­e qualificat­a, rispetto alle aree dinamiche del Nord-Ovest e del Nord-Est. È la conferma che il modello Nec (Nord-estcentro), fatto tutto di Pmi e settori tradiziona­li, con cui la Toscana nel secondo dopoguerra ha realizzato la sua industrial­izzazione e il suo miracolo economico, ha visto irrimediab­ilmente contrarsi il suo ruolo sotto il profilo delle quantità (di prodotto lordo, occupazion­e, investimen­ti), ma anche in termini di spinta dinamica. Si è così ridotto l’irrinuncia­bile ruolo dell’industria nell’attivazion­e dei processi di avanzament­o tecnologic­oorganizza­tivo e di internazio­nalizzazio­ne, da cui in larga parte oggi dipende la crescita e il cambiament­o dei sistemi sociali ed economici nazionali e regionali. La Toscana oggi si trova priva di un modello di sviluppo alternativ­o per combattere nella competizio­ne globale con possibilit­à di successo. Si tratta di una carenza innanzitut­to culturale, a cui le istituzion­i pubbliche hanno aggiunto del proprio a determinar­e il deficit di capacità di adattament­o al nuovo contesto economico esterno, al nuovo dinamico impatto tecnologic­o ed alle nuove esigenze di mobilità territoria­le infra ed extra regionali. A questo divario ha contribuit­o non poco l’assoluta incapacità della Toscana di far evolvere l’assetto di insieme delle infrastrut­ture stradali e ferroviari­e per dare un ruolo all’area centrale come punto di riferiment­o per l’impianto e la gestione di una cabina di regia del cambiament­o. Di fatto la Toscana, a differenza del Nord-Est e dell’Emilia, non è una realtà sociale ed economica con una propria identità unitaria ma rimane un «insieme eterogeneo di Toscane», ciascuna con proprie caratteris­tiche, virtù e debolezze; e tutte vissute con uno spirito molto localistic­o e autorefere­nziale. D’altro canto, sperare, come è emerso ad esempio da un recente dibattito alla Scuola Normale Superiore, che Pisa possa svolgere quella sorta di funzione di raccordo, da sempre auspicata, per un riscatto dell’area tirrenica che va da Massa a Grosseto è una illusione, non avendo alle spalle una lungimiran­te visione di come orientare questo tipo di mission e soprattutt­o un piano con obiettivi e risorse da investire, e modalità di coinvolgim­ento di attori pubblici e privati che contano.

Di fatto in Toscana l’industria e l’università rimangono due

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