Il «Guardian» lancia Bundu «È lei la svolta anti Salvini»
Il giornale inglese sulla candidata di sinistra: la sua candidatura reazione all’omicidio di Idy
Nel Paese della Brexit che non decolla — anche l’Inghilterra i suoi infruttuosi pregiudizi sovranisti non può occultarli — Antonella Bundu, candidata sindaca per la sinistra a sinistra del Pd alle Comunali del 26 maggio, che fino a qualche mese fa conoscevano in pochi, ha una storia da raccontare.
Almeno Oltremanica, almeno per il Guardian, il giornale più labour della Gran Bretagna che, nel giorno in cui Papa Bergoglio dedica la processione del Venerdì Santo ai migranti «crocifissi del nuovo millennio», pubblica sulla candidata donna e nera fiorentina uno dei suoi articoli più letti online. Uno dei più letti almeno da quanti temono «la deriva razzista della destra al governo italiano».
La sua storia, quella che racconta il giornale inglese, è diventa di dominio pubblico ieri — di un pubblico che si interroga e si informa ben oltre i confini di Firenze e d’Italia — ma è partita la mattina del 5 marzo del 2018 quando fu lei la prima persona a correre al Ponte Vespucci a Firenze per piangere sulla salma martoriata da sei pallottole di Idy Diane, pietosamente coperta da un lenzuolo bianco. Idy era un cittadino senegalese, da 20 anni era in Italia, viveva a Pontedera, in città lo conoscevano tutti, era benvoluto da tutti, e morì sotto i colpi di pistola di Roberto Pirrone. Quel giorno Firenze e l’Italia si spaccarono: chi diceva che ci si trovava davanti a un omicidio razzista e chi no.
Che il Guardian propenda per il primo movente non c’è dubbio. Tanto da dare spazio a Bundu per farle raccontare la sua storia proprio a partire da quel 5 marzo: «Poco dopo l’omicidio di Idy fui chiamata da un movimento di sinistra a parlare al teatro Alfieri di Firenze». Lei improvvisò sette minuti di discorso a braccio sulla parola «nera», parlando di se stessa e della sua storia. «Mi hanno chiesto immediatamente — prosegue — se ero interessata a correre per la carica di sindaca» contro quell’Ubaldo Bocci che ha deciso di non prendere parte al corteo del 25 aprile, il suo vero rivale politico. Non basta: Bundu parla ancora di quando, aprendo la porta della sua casa a un fattorino, è stata scambiata per la donna delle pulizie o di quando, facendo una passeggiata con mia figlia, una donna le ha gridato «sporca negra». Lei l’ha denunciata e quell’altra è stata dichiarata colpevole di odio razziale. La candidatura di Bundu diventa oggi per il giornale progressista con sede a Londra — città guidata da un sindaco pakistano musulmano, Sadiq Aman Khan, che si definisce europeista — la risposta ai timori che suscita anche Oltremanica la politica dei porti chiusi della destra di Salvini, il ministro degli Interni che, si legge nell’articolo, «ha chiuso i porti italiani alle Ong che salvano i migranti, e che recentemente è stato uno dei relatori al controverso Congresso della famiglia a Verona, che ha riunito gli attivisti anti-gay, anti-femministi e anti-aborto di tutto il mondo. Quello che è diventato ministro degli Interni mentre il numero degli attacchi razziali è aumentato nettamente in Italia».
Una storia di identità differenti che si contrappongono, ma che per Bundu non basta a spiegare le ragioni della sua corsa: «La vera provocazione non è che io sia donna e di colore. La vera irritazione per alcuni è che siamo riusciti a creare una coalizione di vera sinistra i cui valori sono l’antifascismo e la lotta per la libertà».
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Simbolo
La provocazione non è che io sia donna e nera ma che sostengo la libertà e l’antifascismo