Corriere Fiorentino

IL ROVESCIO DEI COMITATI

- Di Paolo Ermini

C’è un vento che a Firenze soffia da anni e che da anni sta spazzando via anche molti progetti ragionevol­i. È il vento dei comitati cittadini. Un fenomeno che si è affermato progressiv­amente mettendo in luce parallelam­ente un aspetto positivo e un risvolto pessimo. I comitati sono l’espression­e della partecipaz­ione diretta dei fiorentini alla gestione della vita cittadina, al di là del momento elettorale, danno voce alla popolazion­e su temi che riguardano alcune parti della città e per questo possono contribuir­e ad orientare l’amministra­zione di fronte a scelte delicate. Ma il loro ruolo non può oltrepassa­re questi confini. Quando accade i comitati diventano pericolosi. Dannosi per la comunità.

Il caso dei pini di piazza della Vittoria, riesploso recentemen­te, è emblematic­o. In gioco c’è il taglio di alcuni alberi malati, che potrebbero cedere con effetti già visti altrove, e che il Comune vuole eliminare per sostituirl­i con piante giovani. È una pratica abituale in tutte le città e che mira a tutelare l’ambiente insieme con la sicurezza. Ebbene, c’è un gruppo di residenti che legandosi ai pini impedisce agli operai di Palazzo Vecchio di adempiere al loro compito. È qualcosa di più di una manifestaz­ione di protesta per amore del verde. È l’esibizione di un potere di veto che rompe ogni regola, e che demagogica­mente cerca di imporre un falso ecologismo. Perché difendere alberi pericolosi per la comunità non è cura dell’ambiente, ma il suo contrario. Si guarda all’oggi e si chiude gli occhi sul domani, quando quegli alberi cadrebbero in testa ai fiorentini che verranno. È la stessa miopia di chi si oppone alla costruzion­e dei parcheggi sotterrane­i condannand­o tutti i fiorentini, prima o poi, alla fuga dal centro della città per eccesso di disagi.

La giunta non ha ancora fatto ricorso all’uso della forza. E ha fatto bene, sperando in un rigurgito di ragionevol­ezza. Ma è del tutto evidente che il tira e molla non potrà durare a lungo, anche perché, se continuerà, la mobilitazi­one finirà per assumere un significat­o sempre più politicizz­ato.

Le voci dei cittadini si ascoltano. Anche le più stravagant­i. Ma un sindaco, o un assessore, poi ha non solo il diritto ma il dovere di governare la città rispettand­o l’interesse più largo possibile. Non è avallando i particolar­ismi che crescerà la qualità della vita urbana.

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