IL ROVESCIO DEI COMITATI
C’è un vento che a Firenze soffia da anni e che da anni sta spazzando via anche molti progetti ragionevoli. È il vento dei comitati cittadini. Un fenomeno che si è affermato progressivamente mettendo in luce parallelamente un aspetto positivo e un risvolto pessimo. I comitati sono l’espressione della partecipazione diretta dei fiorentini alla gestione della vita cittadina, al di là del momento elettorale, danno voce alla popolazione su temi che riguardano alcune parti della città e per questo possono contribuire ad orientare l’amministrazione di fronte a scelte delicate. Ma il loro ruolo non può oltrepassare questi confini. Quando accade i comitati diventano pericolosi. Dannosi per la comunità.
Il caso dei pini di piazza della Vittoria, riesploso recentemente, è emblematico. In gioco c’è il taglio di alcuni alberi malati, che potrebbero cedere con effetti già visti altrove, e che il Comune vuole eliminare per sostituirli con piante giovani. È una pratica abituale in tutte le città e che mira a tutelare l’ambiente insieme con la sicurezza. Ebbene, c’è un gruppo di residenti che legandosi ai pini impedisce agli operai di Palazzo Vecchio di adempiere al loro compito. È qualcosa di più di una manifestazione di protesta per amore del verde. È l’esibizione di un potere di veto che rompe ogni regola, e che demagogicamente cerca di imporre un falso ecologismo. Perché difendere alberi pericolosi per la comunità non è cura dell’ambiente, ma il suo contrario. Si guarda all’oggi e si chiude gli occhi sul domani, quando quegli alberi cadrebbero in testa ai fiorentini che verranno. È la stessa miopia di chi si oppone alla costruzione dei parcheggi sotterranei condannando tutti i fiorentini, prima o poi, alla fuga dal centro della città per eccesso di disagi.
La giunta non ha ancora fatto ricorso all’uso della forza. E ha fatto bene, sperando in un rigurgito di ragionevolezza. Ma è del tutto evidente che il tira e molla non potrà durare a lungo, anche perché, se continuerà, la mobilitazione finirà per assumere un significato sempre più politicizzato.
Le voci dei cittadini si ascoltano. Anche le più stravaganti. Ma un sindaco, o un assessore, poi ha non solo il diritto ma il dovere di governare la città rispettando l’interesse più largo possibile. Non è avallando i particolarismi che crescerà la qualità della vita urbana.