Ferrari: «Così si limita una libertà»
«Ma scherziamo? Una ragazza, se vuole, ha tutto il diritto di essere provocante». Lei è uno dei volti femminili più noti della televisione italiana e da poche settimane in Rai è stato annunciato il suo ritorno alla conduzione de La Domenica Sportiva: la giornalista Paola Ferrari, che pur non ha mai nascosto le sue simpatie politiche per il centrodestra, dal quale più volte ha preso però le distanze su temi etici come la maternità surrogata o i matrimoni gay, si schiera in modo risoluto contro il nuovo regolamento del Comune, a guida leghista, di Massa: «Nel 2019 — dice — è impensabile tornare a mettere in discussione un principio di libertà basilare».
Paola Ferrari, perché dice di no al regolamento che mette dei limiti all’abbigliamento femminile e vuole multare le donne troppo provocanti? «Mi sembra quasi superfluo dire che una persona abbia diritto a vestirsi come vuole. Certo, ci vuole rispetto per alcuni luoghi: se si entra in una chiesa, ci sono delle regole di rispetto che vanno osservate; se si entra in una sede istituzionale bisogna avere il dovuto contegno. Pochi giorni fa ho letto del caso di una consigliera (della Regione Sardegna, ndr) che aveva un abbigliamento inadeguato al rispetto dovuto ai luoghi istituzionali. In quel caso mi sento di condividere la posizione di chi dice che un certo modo di vestire non è consono col luogo. Ma nella vita di tutti i giorni, in una strada pubblica, ognuno deve essere libero di fare quello che vuole, nei limiti della legge».
L’amministrazione leghista di Massa ha preso questa decisione con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della prostituzione: impedendo a tutte le donne di vestirsi in modo provocante, cerca di rendere più difficile il lavoro alle lucciole, facendo in modo che in strada siano meno riconoscibili dai clienti.
«Credo che sia l’aspetto più
❞ Quello della prostituzione è un problema grave, una battaglia lunga e difficile che va combattuta con altre armi, molto più complesse, non certo mettendo dei divieti sull’abbigliamento delle ragazze
incredibile, paradossale, di questa vicenda, ovvero che per combattere la prostituzione si metta bocca sull’abbigliamento di tutte le donne. La prostituzione è un problema grave, che ha a che fare con lo sfruttamento delle donne e con la criminalità organizzata. È una battaglia lunga e difficile che va combattuta con altre armi, molto complesse, non certo mettendo dei divieti a una ragazza che vuole semplicemente divertirsi, specie ora che siamo in estate ed è normale coprirsi di meno. Non vedo come un problema così serio possa essere affrontato con strumenti tanto inadeguati. Poi si può discutere di buon gusto e di cattivo gusto, ma è un’altra storia…».
Discutiamone.
«A mio giudizio oggi c’è un’abitudine all’ostentazione eccessiva che non condivido, una volgarità diffusa che trovo insopportabile, insomma, abbiamo un problema di cattivo gusto imperante. Ma non posso fare a meno di ricordare che si tratta di un gusto personale e che tale deve restare. Io per esempio trovo più volgare un uomo in ciabatte che una ragazza con gli shorts. Ma non mi metterei mai a imporre divieti, anche perché il concetto di buon gusto è inevitabilmente soggettivo».
L’ordinanza parla per l’appunto di soggettività, di comportamenti e abiti «suscettibili di ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione».
«Mi sembra una cosa fuori dal mondo. E mi sorprende ancora di più che lo faccia una città come Massa».
Perché la sorprende proprio Massa?
«Perché conosco Massa come conosco Carrara: sono piccole città, in cui le persone hanno però una mentalità molto aperta, hanno un carattere solare. E soprattutto hanno uno spiccato senso della libertà».