Corriere Fiorentino

RENZI, NARDELLA E L’ELMETTO LEGHISTA

- Di Stefano Fabbri

Il voto di ieri del Senato, che fissa le sole comunicazi­oni del presidente del Consiglio al 20 agosto, allontana, di quanto si vedrà, l’orizzonte di elezioni politiche in autunno ed evita alle nostre latitudini ulteriori contorcime­nti del centrosini­stra in vista delle Regionali del 2020: meno pressione sui tempi della scelta del candidato governator­e.

Meno rischi per gli esponenti Pd che, avendoci fatto un pensierino, avrebbero potuto trovarsi nella situazione di non poter dire di no al grattaevin­ci delle candidatur­e per la Camera o il Senato. Senza contare che tempi più lunghi consentire­bbero di discutere meglio l’ipotesi di primarie, allontanan­do così dal segretario regionale Dem Simona Bonafè l’amaro calice di una scelta i cui tempi sarebbero dettati da esigenze di carattere nazionale. Il barometro della crisi di governo segna tuttavia ancora variabile, sebbene nel Pd le parole pronunciat­e ieri da Matteo Renzi sembrano aprire a varchi di sereno. La sua ipotesi non più di un governo elettorale ma con un orizzonte più ampio è molto simile a quella di un governo di legislatur­a formulata da Goffredo Bettini, ritenuto molto vicino al segretario Nicola Zingaretti. E lo stesso ex premier ha ammesso di aver riflettuto sulle sue parole. C’è da crederlo, visto che poche ore prima anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, che con Renzi ha da sempre un forte legame, aveva parlato di un governo lungo nei tempi e largo nel sostegno politico. La bonaccia in casa Dem potrebbe quindi favorire un’intesa finora poco probabile per una candidatur­a condivisa per la succession­e a Enrico Rossi e, allo stesso tempo, il ritorno sotto terra di quel fiume carsico, sempre pronto a riemergere, della scissione e conseguent­e nascita di Azione Civile, o come si chiamerà visto che un ex esponente di un’altra azione, quella penale, è cioè Antonio Ingroia, ne ha rivendicat­o lo sfortunato copyright. Ma le vicende della crisi del governo Conte e dei suoi esiti potrebbero muovere le acque anche nel centrodest­ra toscano: la fumata nera di ieri a Palazzo Grazioli con il niet di Forza Italia alla proposta che sarebbe stata fatta da Salvini di un’unica lista nella quale mimetizzar­e i candidati di Berlusconi, potrebbe spingere la Lega a fare quasi tutto da sola in Toscana. Certo, molto dipenderà dal comportame­nto dei deputati e senatori azzurri nei prossimi passaggi in Parlamento, ma, ad ora, ci sono tutti i presuppost­i di una campagna elettorale regionale in cui i leghisti toscani indossino l’elmetto.

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