RENZI, NARDELLA E L’ELMETTO LEGHISTA
Il voto di ieri del Senato, che fissa le sole comunicazioni del presidente del Consiglio al 20 agosto, allontana, di quanto si vedrà, l’orizzonte di elezioni politiche in autunno ed evita alle nostre latitudini ulteriori contorcimenti del centrosinistra in vista delle Regionali del 2020: meno pressione sui tempi della scelta del candidato governatore.
Meno rischi per gli esponenti Pd che, avendoci fatto un pensierino, avrebbero potuto trovarsi nella situazione di non poter dire di no al grattaevinci delle candidature per la Camera o il Senato. Senza contare che tempi più lunghi consentirebbero di discutere meglio l’ipotesi di primarie, allontanando così dal segretario regionale Dem Simona Bonafè l’amaro calice di una scelta i cui tempi sarebbero dettati da esigenze di carattere nazionale. Il barometro della crisi di governo segna tuttavia ancora variabile, sebbene nel Pd le parole pronunciate ieri da Matteo Renzi sembrano aprire a varchi di sereno. La sua ipotesi non più di un governo elettorale ma con un orizzonte più ampio è molto simile a quella di un governo di legislatura formulata da Goffredo Bettini, ritenuto molto vicino al segretario Nicola Zingaretti. E lo stesso ex premier ha ammesso di aver riflettuto sulle sue parole. C’è da crederlo, visto che poche ore prima anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, che con Renzi ha da sempre un forte legame, aveva parlato di un governo lungo nei tempi e largo nel sostegno politico. La bonaccia in casa Dem potrebbe quindi favorire un’intesa finora poco probabile per una candidatura condivisa per la successione a Enrico Rossi e, allo stesso tempo, il ritorno sotto terra di quel fiume carsico, sempre pronto a riemergere, della scissione e conseguente nascita di Azione Civile, o come si chiamerà visto che un ex esponente di un’altra azione, quella penale, è cioè Antonio Ingroia, ne ha rivendicato lo sfortunato copyright. Ma le vicende della crisi del governo Conte e dei suoi esiti potrebbero muovere le acque anche nel centrodestra toscano: la fumata nera di ieri a Palazzo Grazioli con il niet di Forza Italia alla proposta che sarebbe stata fatta da Salvini di un’unica lista nella quale mimetizzare i candidati di Berlusconi, potrebbe spingere la Lega a fare quasi tutto da sola in Toscana. Certo, molto dipenderà dal comportamento dei deputati e senatori azzurri nei prossimi passaggi in Parlamento, ma, ad ora, ci sono tutti i presupposti di una campagna elettorale regionale in cui i leghisti toscani indossino l’elmetto.
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