I CIABATTANTI DEL DECORO
L’ordinanza con cui il Comune di Massa ha deciso di sanzionare gli abbigliamenti femminili ritenuti provocanti, con l’intento di contrastare la prostituzione, è destinata a scontrarsi con una serie di ostacoli che la renderanno difficilmente applicabile. Non c’è concetto più labile del comune senso del pudore, sia in quanto la percezione di ciò che è osceno muta con il contesto, le epoche, persino le stagioni, sia in quanto, in una società multiculturale come l’odierna, sarà sempre più difficile individuare in materia un sentire comune. Se ai primi del ‘900 suscitava critiche una donna in pantaloni, tanto che fu inventato un capo d’abbigliamento intermedio, la jupe-culotte, oggi la capacità di scandalizzarsi è crollata. E può essere mai un vigile, che certo non è tenuto a essere un esperto di estetica, a valutare la maggiore o minore oscenità di un abbigliamento? Ci vorrebbero parametri obiettivi, come in certi circoli che impongono la frequenza in giacca e cravatta, ma l’ordinanza non li prevede. Di conseguenza il povero agente, dopo aver multato una dama dell’alta società scambiandola per una peripatetica, rischierebbe il «cazziatone» del comandante, se non i 15 giorni di prigione toccati al brigadiere del celebre film di Monicelli colpevole di aver scambiato il Marchese del Grillo per un carbonaio, dimostrando di non saper distinguere un signore da un poveraccio. Eppure, pur nella sua dubbia applicabilità, l’ordinanza massese ha il merito di sollevare un problema molto più grave, che riguarda ambo i sessi: la crisi del comune senso non del pudore, ma del decoro. Negli anni ’60 era normale che un ragazzino, sorpreso nella Passeggiata di Viareggio a torso nudo da un vigile, fosse invitato a mettersi la maglietta. Oggi il centro di Firenze è invaso da masse ciabattanti che pretendono di entrare in infradito e shorts a Palazzo Vecchio o in Santa Maria Novella. Magari esibendo, sopra calzoncini troppo corti, l’interstizio fra le natiche, secondo una moda nata nelle carceri statunitensi come segnale di disponibilità sessuale. Non è questione di morale, né di moralismo, ma di buon gusto. Qui a mancare non è il senso del pudore, ma il sentimento del rispetto per quanto di più grande ha prodotto la civiltà occidentale. E la prostituzione che andrebbe sanzionata non si consuma presso una pompa di benzina, ma all’ombra del Battistero: la prostituzione di Firenze a un turismo mordi e fuggi che rischia di lasciarla sempre più povera.